Le dita di Marika sceglievano lentamente chi sarebbe rimasto e chi lasciare andare. Senza pietà. Non speranze per il futuro, sogni d’arancio o richieste di diventare un giorno magari la ragazzina più gettonata della succursale, a far vestire eleganti i ragazzetti sempre fedeli alle scarpe da ginnastica colorate.
Ci vorranno troppi mesi per rimediare- ormai. D’altronde la mamma ha parlato, poi se ne è tornata in ufficio a finire la sua riunione, ripassa alle 17.
Quanto è importante voler essere belle per un periodo di tempo abbastanza lungo che non sembri più una novità ma uno stato delle cose? Quanti vestiti costosi prima di risultare affascinante anche con la tuta rosa, quella larga?
Quando avrà 20 anni, sarà bellissima. È stata una promessa fatta con Alice, con la bocca sporca di cioccolato, ma con la pelle abbronzata; le possibilità ci sono.
Non importa adesso rinunciare alle trecce imperfette dopo la lezione di nuoto, fatte in fretta prima di salire in auto, sperando il tragitto fino a casa sia sufficiente a renderle mossi i lunghi capelli biondi. Una volta salite le scale, avrebbe dovuto fare una doccia compresa la testa ed asciugare tutto; la magia sarebbe svanita. Manca del coraggio di giustificare un suo gesto, per quanto innocente, ai grandi occhi bruni della madre, bella come mai sarebbe stata. Carla era davvero pazzesca, lo dicevano sempre tutti. Era elegante, ma anche sexy e nessuno lo aveva chiesto lei; era brillante e severa. Non aveva bisogno della pelle perfetta, delle gambe magre.
A 12 anni sì, ne hai. Il salto lo devi fare nell’estate della terza media, arrivare al liceo irriconoscibile; è assolutamente necessario tu ti tolga l’apparecchio a fine agosto, anche cambiando dentista se quello di fiducia dovesse rifiutarsi adducendo come scusa le solite frasi fatte “non sei tu, sono io che non mi sento pronto per una responsabilità così grande”, “tu sei perfetta come sei, non cambiare”.
Le cazzate sull’accettazione di se stessi sono tollerate solo sui social e solo dalle fitness girl.
Meglio farsi tagliare i capelli e non pensarci più; strapparsi via le illusioni il giorno prima dell’inizio della scuola, soffrire meno poi.
Erano anni che non si guardava mai nello specchio mentre sentiva scendere dolcemente le ciocche sul pavimento, come tanti veli sollevati piano ed appoggiati ai suoi piedi; una bomboniera.
Marika le chiede se il taglio va bene o se preferisca modificare un po’ le indicazioni della madre, fare qualcosa di giovane; una ciocca colorata, un ciuffo diverso- chissà perché qualcuno di pagato per rendere bella la gente debba avere questo tipo di pensieri.
- Nono, fai come dice lei.
Intanto pensa alla Croazia, alle vacanze con le amiche appena trascorse, alle avventure che la attendono la prossima estate, a quel primo concerto da sole tra due anni, a Milano. Chissà, chissà le canzoni ed il sudore. Magari per quell’anno le boy band non le piaceranno più.
Un brivido le scende lungo la schiena, le solletica le cosce, dove ancora non è stata toccata, ma le canzoni dicano sia bello. Bello bello bello, la parola da non usare nei testi argomentativi perché apparentemente non significa nulla. Allora sarò scema -si dice- ma per me bello è un mare.
- Puoi aprire gli occhi tesoro, abbiamo finito.
Adesso è eccitata.
È forse ancor più brutta dell’ultima volta; dovrà mettere il cappuccio per due settimane. Sarebbe più semplice se ascoltasse la trap. Potrebbe anche diventare figa, bella no, ma importa davvero?
A 20 anni avrà sicuramente le tette grosse, glielo ha detto la nonna.