È questione di carattere
Ultimamente faccio molta fatica a seguire le lezioni all'università. Non che prima fossi un esempio d'attenzione, sia chiaro, ma in questi mesi sta diventando impossibile. Sono tutti concentrati su cosa faranno dopo, sulla scelta della specialistica, su come si scrive un curriculum, sulla sessione che si avvicina, i progetti da consegnare, la tesi da scrivere e la tensione intrinseca al sistema universitario. Siamo talmente ossessionati dalle marginalità, che spesso mi chiedo se non stiamo perdendo il motivo per cui siamo qui. Io probabilmente non l'ho ancora capito. Me ne sono accorto in questi giorni, mi sono guardato allo specchio e mi sono chiesto “Come stai?”. Mi sono risposto “Abbastanza bene”. “Abbastanza bene” è la risposta standard che si dà ad una persona con cui non si ha troppa confidenza, che significa: “Piuttosto di merda, ma non te lo voglio dire”. Non per cattiveria, sia chiaro, ma perché poi dovrei anche fornire una spiegazione, dovrei dire che la gente che mi sta intorno mi mette molta pressione per l’università, i miei amici che si laureano in corso mi mettono involontariamente molta pressione per l’università, io stesso mi metto moltissima pressione per l’università, forse più di quanto non facciano già gli altri. Dovrei dire che non credo nemmeno di aver scelto il corso di laurea adatto a me, che io nella vita avrei fatto tutt'altro, ma ora che ci sono in mezzo, mi conviene uscirne il prima possibile. Dovrei dire che, più passa il tempo, più mi sento come se dovessi fare qualcosa di clamoroso in poco tempo e più mi sembra difficile da realizzare, come se mi stesse sfuggendo il tempo dalle mani, io mi dimenassi il più possibile per far succedere qualcosa, ma tutte le persone che mi sono attorno mi remassero contro. Dovrei dire che è una sensazione terribile che non auguro a nessuno. Dovrei dire che guardo i miei compagni di università e sento quanto la loro vita, per quanto vicina, sia così differente dalla mia, che non pretendo di scrivere l'album della storia, il disco d'oro, di riempire i palazzetti, di dare vita ad un movimento, mi basterebbe un minimo di ricompensa per tutti gli sforzi che sto facendo e le energie che impiego. Sembra che nulla abbia un filo logico e sono sull'orlo dell'esaurimento e alla fine di tutto, doversi sentir dire "Vai male all'università perché non hai voglia di fare un cazzo" è forse la punizione peggiore. Così è come sto, ma non è opportuno raccontare tutti i propri problemi per rispondere ad una domanda di convenevoli. Per questo si dice che si sta “Abbastanza bene”. È un po’ come dire che qualcosa non va, ma non lo vuoi ammettere.
E in tutto ciò, mentre mi faccio queste pippe mentali, mi sono perso pure l'ultimo quarto d'ora di spiegazioni. Fanculo.