2019
NATALE FUORI
Quanti chilometri prima di tornare a casa
quanti respiri da interrompere
quanti passi da contare per riprenderlo indietro
tutto il tempo lasciato in questi anni.
E il mio animo mi dice non avertene
non prenderti i mali che non sai portare
lascia che le cose vadano e non pensarci,
e gli occhi già si chiudono a mezza frase
ai facciamolo domani che vorrei riposare.
Questo cuore che troppo avanza
e non vorrebbe mai pesare,
quella montagna da portare e poi scalare
per vedere dalla cima una fine
un orizzonte lontano ancora oggi da inseguire
se stringi i pugni, se ti fai curvo
se un’ora in meno da dormire è un’ora in più da vivere
tutto sembra farsi piccolo.
Qualche ora ancora prima di arrivare
qualche ora ancora prima di smontare
un inverno troppo lungo e la domanda
sarà l’estate a portare ogni speranza
saranno forse parole fini come sabbia
come quando scende dalle dita e sembra rabbia
con i pensieri che si torcono e ritornano
con i pensieri che non mollano ogni giorno
resta un esercizio e pratica quotidiana
disegnare un’onda lunga a sufficienza
e farne dietro altre dieci
o almeno altre cento
DESERTO RAYMOND
Nel terzo libro da sinistra
nella tasca della borsa nera
sotto la scala di legno
al quarto albero di noce
rivolto verso la controra
e nel deserto acceso
ogni solitudine resta a sé,
intima proprietà di un traffico
di parole pesanti
abitata da vuoti la cui forma
hanno la forma che hanno
i disastri più comuni
e i volti più segnati
LSS
Sempre un po’ più lontani
forse per dirsi più piano
che assieme ci si sente sbagliati
e mentre il mondo gira attorno
e sembra ripetersi sempre uguale,
io non mi ritrovo nelle parole
non mi ritrovo in nessun ideale
e dire che non era molto tempo fa
la voglia di farne e la fame da avere
per incollarsi un biglietto alla testa
promettere che domani sarà domani
il giorno in cui pagheranno tutti
se non tutti almeno in molti
per avere indietro le ore di niente
spesso piene di storie senza amore,
finite come finisce un funerale.
Uscire per dirsi non c’è niente da fare
una birra in una rotonda che sembra
perfetta per non arrivare mai sul mare
senza un classico
senza l’abito
senza il passo da maestro
e insegnare poco meno di niente,
mentre le porte si chiudono più spesso
dentro di me e non fuori di te
come i pazzi che urlano
o fanno un giro su sé stessi,
per vedere l’effetto che fa.
Non andare a vedere l’animale feroce
che abita dentro questa forma di galera
questa ambiziosa scatola da dividere
da riprendere
difficile da digerire
impossibile da dire se ci stai fuori
con pochi tormenti e nessuno da chiamare
non un cuscino dove mettere la testa
e sperare che da lì non si esca
che il mondo faccia un giro
e faccia una grande cortesia,
di lasciar perdere sta volta.
Guardate lontano da qui
guardate che è molto peggio di così
guardate che se non succede non fa niente
non fa niente venire dimenticati
non fa niente aprire un bar lontano
da ogni posto con le luci
e la gente che ti dice sei bravo
che applaude e ti dice fanne un altro,
farne un altro non è in repertorio
e l’ora di chiusura è passata già da un po’.