Giovanni, quando andava dai nonni, guardava spesso la tv; era piena di storie e faceva molto meno rumore dei trattori. Il dover rimanere seduto a capotavola, per essere sufficientemente distante dallo schermo era tutto sommato accettabile. C’erano quei venti cm a proteggerlo dai colori sgargianti; su tutti il blu.
La nonna lavava i piatti solo dopo la fine di Studio Sport, perciò sapeva che per cambiare canale avrebbe dovuto aspettare ancora una decina di minuti. Poi, libertà.
Un brivido si faceva largo tra il momento in cui spariva la faccia paonazza del conduttore e quello in cui diventava tutto nero; dopo il sesto, i canali erano proibiti. Era più o meno la stessa sensazione di quando, nel negozio dell’usato sopra il supermercato, si era allontanato dalla zia per curiosare ed aveva scoperto un angolo segreto, tutto pieno di cartelli con le X e strane scritte. Abbassando uno degli striscioni si accedeva direttamente ad una mensola dove stavano impilate delle vecchie videocassette, tutte con il dorso ben visibile. Ne aveva scelta una, quella con i colori più vivaci ed ecco far capolino una bella signora, elegantemente truccata (mai vista sua madre così) e con le gambe attorcigliate a formare una strana figura, mai vista sua madre così. Giovanni poi, assumendo la tinta abituale dei telecronisti sportivi, era tornato dalla zia. Ricerca conclusa, tesoro non pervenuto.
Belen è sul campo a correre dietro a qualcuno e quando la farfalla spicca il volo verso il lavabo, è ora della rivoluzione.
Ad occupare lo schermo è un uomo parecchio avanti negli anni, è molto magro ed emaciato, capelli bianchi, camicia larga lungo i fianchi e, se il nostro ragazzino fosse snob almeno la metà di quanto siamo noi, direbbe che è anche sporca. Di cibo, verrebbe da pensare. Eppure questo signore non mangia né beve da giorni; lo dichiara fieramente al giornalista, a metà tra il divertito e il furioso. Giovanni non riesce a staccare gli occhi dal televisore; è possibile che si possa vivere senza mangiare? Che sia un miracolo?
Per non pensarci, decide di uscire a giocare a pallone.
Il problema sono i tiri che fa, non gliene viene giusto uno, persino il nonno riesce a parare i suoi colpi e non ci sta nemmeno provando veramente, con una mano dipinge la ringhiera nuova.
Le cose non migliorano con i compiti di matematica, né con il cono delle 16.30 o il lancio del gatto da un divano all’altro poco prima che la madre facesse il proprio ingresso nel vialetto.
Non c’è verso di dimenticare un problema intravisto, farsela passare senza una spiegazione continuando a trangugiare patatine. Sarebbe bello berci su un po’ di Coca Cola, pensava salendo le scale. Ma la domanda rimane. E’ possibile, in un millennio avanzato come il nostro, che ci sia ancora qualcuno a bocca asciutta? Perché pubblicizzarlo poi? E’ vero che i numeri dopo il sei sono maledetti? Quel video lo avranno visto altre persone o solo lui? Fa paura l’inferno e sentirsi speciali, un sacco di luce mal gestita. Nessuno ha mai voluto essere predestinato, dobbiamo cercare di non dire stupidaggini.
Cercare quanto può sopravvivere un uomo senza mangiare è fuori discussione, sarebbe uno shock apprendere una quantità inferiore di giorni a quelli già trascorsi; significherebbe aver visto un fantasma. A Giovanni non piacciono le storie di magia, le lascia al suo amico Tommaso, si inventa sempre un sacco di mondi possibili, è un peccato la maestra gli dia sempre cattivi voti e non esponga i suoi racconti in classe.
In ogni caso, quell’anziano signore va aiutato, chissà se i giornalisti, dopo aver raccolto la sua testimonianza, gli hanno offerto almeno un pranzo, anche da asporto. Da Mc Donald con un euro ti fanno un panino; piccolo, certo, ma meglio di niente. L’acqua comunque la si può trovare più o meno dappertutto, sperando abiti al Nord.
È timoroso di raccontare a sua madre quello che ha visto, pensa di non essere creduto, o peggio, di esserselo sognato. Qualcuno forse è sceso e gli ha inserito nel cervello questa immagine, la ha fatta scorrere davanti ai suoi occhiali come una slide di scuola, troppo velocemente per riuscire a comprenderla in ogni sua parte. Il vecchietto però non sembrava africano, lì aveva sentito, origliando i genitori parlare con suo fratello Giacomo, c’era gente che ci moriva, di fame. Per questo, quando vanno al ristorante e rimane del cibo avanzato, sua madre se lo fa mettere in una scatolina ed il giorno dopo lo porta a lavoro per lo spuntino di metà mattina (anche se si tratta di verdure cotte, le piace così).
Prima di andare a letto, una soluzione comunque Giovanni la ha trovata e la prossima volta che ci sarà un tema libero a scuola, racconterà di un uomo bianco che sopravvive senza cibo né acqua per molti giorni e di quanto altri uomini attorno a lui gli chiedano come sia possibile, si stupiscano, ma non lo imitino né lo aiutino (in realtà non sembra volere aiuto, dice di cavarsela benissimo, reclama altre cose che però il bambino non ricorda e nemmeno noi). Tutto dipende da come reagirà la maestra, se appenderà o meno il racconto in bella vista, a fare da esempio per gli altri. Deve solo pensare ad un nome inventato da dare al suo personaggio e a mitigarne un pochino il ritratto, per non spaventare nessuno, farlo diventare buono a tutti i costi- insomma.