Albicocche
Poco tempo fa ho scritto un romanzo di formazione, un testo inoppugnabile e indirizzato a profeti e savi della postmodernia nordamericana - roba funzionale al discorso di stokazzo. La storia? La lunga giornata melodrammatica di un ragazzino pre-puberale che da solo si incammina verso un cimitero di periferia, in un paesino di Camisano Vicentino, per cercare la tomba di un giovane morto pochi giorni prima, e di cui non ricorda nemmeno il nome. Mekoioni: la formazione.
Pettinato e terminato il romanzo, mando tutto al mio editor di fiducia; la settimana scorsa lo stesso mi risponde a tempo di lightning bolt, con un franco "Sei sicuro che questa lugubre storia non se la battano tutti sulla minchia? Perché il dubbio sovviene".
"Grazie editor, bombardaci Parma" - from Berlin with love. Il dubbio é quindi arrivato, forte e chiaro, come quando nei film gridano "ricevuto! forte e chiaro!", tanto che ora tutto il cuore trema intorno alla stanza, saltella brillante. Perché: i consigli. Il tennis, tipo. Passi, ricevi. Boom. Re-born. Figata.
Intanto che sindaco sulla supposta inoppugnabilità, pettino e sfono i capelli della mia ciagazza, in crisi tricologica autoconclamata. Pettino e sfono i capelli della mia ciagazza perché ci tiene i nodi e le cose crespe e sfibra generale, e ora van spediti verso ammassi rasta a forma di cervo volante. Lei si lamenta, non li vuole comì; io non mi lamento, li ho già così, li ho che una figata, un dio greco, my only pleasure, fuck you. Mi chiede un aiutino e io ho l'impulso irresistibile ad essere della partita. Le dico rilassati, stenditi, prenditi cura del silenzio, fissa l'ombra della luce che sganascia sotto le foglie della Calathea Veitchiana che abbiamo comprato questo inverno tornando dal lago ghiacciato, laggiù, subito dopo il ponte di Müggelsee, quando mi dicesti che volevi andare sull'Isola di Pasqua anche senza un perché. Ciagazza, all'Isola di Pasqua ci andremo. Intanto andiamo a Camisano Vicentino. Hai visto mai.
Allenta i muscoli, le dico, lascia il resto a me. Spalmiamo il burro di karité sulla testa per una mezzora, poi uno shampino veloce pieno di zinco che mi hanno detto che lo zinco fa bene poi io non so eh però mi han detto che fa bene poi io non so eh a me fa bene poi boh, le dico, poi ti invito a letto e testina on my knees, sei bella, I am de puta master of capelli fonati, now just fucking relax! Fuori nell'orto piovono pollini; li vediamo facili, atterrano sui zucchini appena nati carini piccini verdini, sulle ortiche che giassai son le vongole dell'erbaccia, in che senso vattelo a leggere in che senso, "stefano vendrame, bitch". Ora via all'aria calda su infinite correnti energetiche ovunque in testa, i miei polpastrelli sulla tua cute calda, il tuo cranio caldo, vivo, ti scioglierò i grumi di pelo con pollice e indice, lavoro di minuzia, pazienza e disciplina ciagazza mia, pazienza e disciplina e tantissimo amore con gli sbirulini rosa ghirlandati di pongo. What a day. Venticinque borghesi minuti di fonata calda/fredda, di taglia e cuci su ragnatele di seta, e guarda che beltà, sentila. Le bollette della luce. I bacini. Cheffame.
Ai ai ai, che bel massaggio. Ai ai ai, che bei capelli.
Poco tempo fa ho scritto un romanzo di formazione, sai. La storia? Peli, capelli, culetti, tortini, albicocche: tutte cose di poca importanza.
Ai ai ai.