Alcune cose che non stanno insieme
Ieri sera mi sono addormentato dopo aver letto dell’attacco di Matteo Salvini a Christian Raimo, a pochi giorni da quello a Giacomo. Mi sono addormentato con un certo senso di inquietudine, pensando a tutte le volte che non gliele ho mandate a dire, così come con la band. Evitare la gogna mediatica è sempre un buon modo per passare una giornata più serena, evitare una gogna mediatica con lavoro pubblico è ancora meglio. Mi sono addormentato sperando di fare il solito giro in quartiere togliendo i manifesti di CasaPau e rientrandomene sereno senza gente che sotto un post si augura che mia madre o mia moglie vengano stuprate. Desideri legittimi.
Poco fa stavo andando a spasso sui social per svagarmi un po’, che tanto Milano-Roma è lunga e in questo momento non mi va di fare un cazzo. Post di haters, commenti sagaci su alcuni personaggi, poco altro e poco approfondimento che mi porti qualcosa in più del minuto precedente. Ho pensato che sono contento che la band sia ferma: lavoro meno, guadagno con altro, mi evito tutta una serie di commentari che in queste settimane non mi andrebbe di dover governare. Penso contestualmente che di molti argomenti poi si diventi paladino proprio malgrado: alcune cose ti scelgono e altre te le scegli e in generale sono sempre più convinto che il teorema “essere famosi in un paese con la lega al 40% non è una qualità” sia vero. Bravo Albi, io non ci sarei arrivato nello spazio di una frase.
Ho trascorso una parte della mattina al Centro Benedetta D’Intino: si occupano di bambini in età dello sviluppo che non riescono a parlare. Per molti motivi si finisce per non avere le parole, o perderle. Con la band li stiamo aiutando in una raccolta fondi, perché il servizio che offrono non è solo foriero di risultati positivi e di bambini e famiglie che migliorano la qualità della loro vita, ma è gratuito. Per continuare ad esser gratuito ci vogliono i soldi, per trovare i soldi lo stato non basta, se lo stato non basta arriva l’iniziativa privata. Che poi siamo noi che lo chiediamo agli altri, cioè voi.
Con che forza la dottoressa Fiore e tutta l’equipe riescano ad affrontare alcune storture della vita per me resta un mistero. Forse perché al massimo io metto in fila delle parole, visto che la musica nemmeno l’ho mai imparata. Arianna è del mestiere e anche lei lavora con bambini complicati e ogni volta che apriva bocca diceva delle cose di grande senso, io ho fatto due osservazioni e rimanevo basito di come il linguaggio in quelle stanze fosse uno scrigno con una combinazione sempre diversa. Per ogni bambino c’è un percorso e per ogni percorso c’è un modo diverso di affrontarlo. La dottoressa Fiore parlava di teorie (poche), pratiche (infinite) e nel mentre sfogliava dei libri con infinite piccole figure, ognuna per un significato, per un gesto, un’emozione, un luogo. Punti il dito, lo muovi attraverso queste figure, componi la tua lingua. Una madre africana che porta suo figlio in struttura da poco più di un mese, quando il bambino ha lanciato via le prime pagine di questo libro pieno delle parole che gli mancano, si è avvicinata al figlio e gli ha detto: “te lo devi tenere sempre con te perché questa è la tua lingua”.
Gli hanno dato una bustina per portarselo sempre in giro e ho avuto alcune epifanie, il cuore fermo diversi secondi e lo sguardo tonto di chi da adulto mette in fila parole sperando che per qualcuno queste non rimangano solo parole.
Mentre eravamo in taxi ho fatto quello che faccio quando non ho ancora compiuto tutte le operazioni del caso: “quindi che ne pensi?” Così che Arianna possa spiegarmi le cose che lei, più preparata accademicamente e umanamente, ha pensato. Mi dice che aldilà delle valutazioni positive per quanto riguarda l’aspetto clinico la cosa più importante sarebbe parlarne a tutti, far sì che il mondo perfetto sia mappato e comunicabile anche a chi ha difficoltà a comunicare.
E sono tanti, anche senza diagnosi e anche senza disturbi, perché evidentemente stare in mezzo alle altre persone resta la cosa più difficile per molti, tanti, esseri umani. Così ho messo assieme le cose che non starebbero insieme se non nella mia testa e un po’ sconfitto, un po’ più sereno, penso che molti degli accolli presi e ricevuti in questi anni fossero oltre la mia portata. Le lotte femministe io le supporto alla grande, non sono però capace di spiegarle davvero, sono contento di accodarmi a chi è più bravo e capace. La struttura finanziaria del mondo capitalista è odiosa, non sono però capace di spiegarla davvero, sono contento di accodarmi a chi è più bravo e capace. La produzione musicale, la religione, le ideologie radicali, l’amore, l’odio e tutto quello che ho messo nel curriculum del posizionamento sociale e culturale, non sono però capace di spiegarlo davvero, sono contento di accodarmi a chi è più bravo e capace.
Arianna sbuffa perché non va il Wi-Fi su questo ennesimo treno e non sa cosa sto scrivendo. Le cose che ha detto in taxi però hanno trovato un posto nei miei pensieri e penso abbia ragione.
E se magari di tutto non so niente almeno delle parole ho imparato a farci qualcosa.
Vediamo se la cosa funziona.