Improvvisamente
dimentichi e incoscienti,
non siamo niente di diverso
dai soliti di prima.
Improvvisamente,
muovono i primi passi i lattanti
e del passo riluttante dell’incatenato
non si sente più il rumore.
Non si sente il canto di liberazione
e non volano le bandiere,
quelle che si muovono sono solo nuvole
e non più modelle vogliose di sguardi verso sera.
Improvvisamente
mutevoli e ricomponibili
come mobili di basso prezzo
ci plasmiamo a seconda del tempo
e se lo spazio è piccolo siamo invisibili
ma se lo spazio è grande diventiamo giganti e allunghiamo la mano e improvvisamente prendiamo tutto, non ci va più di andare piano. E perdiamo la pazienza e il sapore poetico che avevamo portato alla luce dalle macerie, minatori in pensione. Perdiamo il senno, la cognizione e la rima perché non ricorderemo più com’era prima, letterati d’occasione. Il lattante sta già correndo e fugge dalle cinte murarie del nuovo mondo disinfettato. Così frenetico da sembrarti immobile, e così veloce da non riuscire a fermarlo. Dov’è la fine di questo continuo alternarsi di contraddizioni, di restare immobili e poi voler scappare via? Non ti ricordi più com’era ieri, vero?