Bestemmia
È solo un altro vento che espettora catarro
dove il sole ficca dentro i raggi e la città balugina di saliva rappresa
In cui ricordo mia madre dirmi
Non spaventarti se senti lo zio urlare, non sta tanto bene.
Ma cosa ne sa un bambino di un porcoddio urlato contro il muro
dove vengono stipati tutti coloro che ti si mettono in mezzo
E tu diocane li incolpi di tutto ciò che non riesci a sistemarti dentro.
Il bambino non vede i medici fare il controllo giornaliero
Non sente le parole scandite, ma solo il diramarsi del lamento.
Può avere paura, urlare di rimando per poi sentire una domanda prendere forma
Mamma, chi è che urla?
Non si riesce a trattenere il fumo nei polmoni con questa tempesta
spazza via le nubi, le prende al lazzo e te le fa ripiombare in testa
Mentre mi chiedo cosa può aver detto la vicina del piano di sotto a suo nipote
Dopo avermi sentito vomitare i diosporco che mi portavo appresso una mattina di tre anni fa.
Perché porcamadonna ho creduto di avere ereditato la predisposizione
al finire tra i dannati, a dannarmi io stesso e a dannare l’iddio in cui non ho mai creduto
Perché ho sentito anch’io le persone mettersi in mezzo
a ciò che cristosanto tentavo di allontanare
e che la loro forzata lontananza svelava il vero nemico in cui mi vedevo riflesso.
Quando ti batti contro la forza di ciò che ti sei tirato addosso
Quando le risorse non ti bastano e le urla corrono dagli stipiti delle porte
sino a sfondare il pavimento e a corrompere chi ignaro presta distratto l’orecchio
Quando sfiancato finisci all’angolo
sopraffatto da te stesso
Arriva il momento in cui si alzano le mani e la vita viene rinnegata.
Quando le parole s’arricciano ai lati e il significato svapora in lingue di calore
E dalla tua bocca non esce altro che una bestemmia
Che nessuno può capire oltre a te.