Le mani sono livide dalla fatica e dal freddo; le braccia irrigidite dallo sforzo prolungato ormai non fanno quasi più male; le gambe hanno perso l’appoggio da un po’ ormai.
La schiena è coperta di graffi e lividi e anche il viso mostra i segni della stanchezza, le umiliazioni, le sofferenze.
- Quanto ancora durerà? - si chiede, è esausta, non ce la fa più e le previsioni non sembrano giocare a suo favore.
“Resisti! Non mollare! - la incita una voce che sale da un angolo lontano della sua coscienza – Guarda quanta strada hai fatto, hai superato così tanti ostacoli, non puoi arrenderti ora.”
Forse ha ragione… in parte ha ragione e lo sa.
Essere controcorrente è sempre stata una sua caratteristica, nonostante l’aspetto la identificasse come dimessa e arrendevole, in qualche angolo si nascondeva una capacità di resistenza estrema. Quella resistenza le aveva permesso di sopravvivere a quegli anni in cui, essere diversa, le aveva procurato attenzioni non richieste e non gradite di persone che avevano come solo obiettivo spezzarla, facendole più male possibile.
Male ne hanno fatto parecchio, a spezzarla non ci sono riuscite, ma le hanno lasciato addosso segni profondi e indelebili.
- Non ce la faccio più - sono passati anni da tutte quelle lotte e battaglie, ne ha affrontate tante, troppe, troppo presto e troppo a lungo..e per cosa? Non ha più né la voglia né la forza di affrontarne ancora.
“Resisti ancora un po’, la situazione cambierà, arriverà qualcuno ad aiutarti.”
- Certo come no! - ribatte con un sorriso faticoso e amaro - Non è mai arrivato nessuno e non arriverà nessuno. Nessuno mi aiuterà, sperare non serve.-
Speranza…
È solo colpa della speranza se si ritrova in questa situazione. La speranza è una trappola, è solo una grandiosa bugia a cui credere per continuare a sopportare tutto lo schifo che si incontra, con l’illusione che arriverà qualcosa di meglio. A cosa è servita in questi anni? A sopravvivere alle compagne di scuola sentendosi male sei giorni su sette per più di dieci anni? A farsi umiliare da titolari senza alcun rispetto per un essere umano? A sopportare lavori che hanno prosciugato ogni forma di vitalità per uno stipendio?
- No grazie, ho già sperato abbastanza. -
Lentamente, da un punto sepolto nel profondo inizia a salire una sensazione di buio, di oscurità; è atavica, potente, gelida; pervade pian piano ogni singola fibra. Non sa come contrastarla, ammesso che voglia farlo, e mentre è lì all’improvviso un’epifania: vede chiaramente tutto il suo percorso, niente emozioni, una visione esterna della sequenza temporale dei fatti, una percezione cristallina di tutto…
- E se la soluzione fosse lasciare la presa?