Chiedimi se sono felice. Sei felice? Si!
Ma facciamo un passo indietro. Venerdì pomeriggio.
Vado? No non vado.
Però mi piacerebbe tanto.
Da sola?
Però ho già perso quello di quest’inverno.
E il portafoglio che dice? In qualche modo poi si fa.
Vado?
Che cavolo, si ci vado!
Lascio la mia facciata pubblica con tutte le sue regole e paranoie sulla porta a salutarmi con il broncio e salgo in auto. Direzione? Park nord euganeo, via.
Poco più di mezz’ora di strada abbastanza scorrevole, parcheggio lontano e mi faccio una passeggiata. Cassa, biglietto, entro.
Prima che inizi il concerto ci vuole un po’ mi faccio un giro tra gli stand e i banchetti, vestiti gioielli, profumo d’incenso. Mangio qualcosa e poi vado a scegliermi la posizione. Sotto-sotto palco? No, troppo vicino, con quelle luci e quello schermo conviene un po’ più indietro. Laterale? Naaaa, centrale? Si, centrale è perfetto.
Inizia a radunarsi il pubblico sparso, inizieranno solo quando sarà buio ma non manca molto.
Serata limpida, calda il giusto con un alito di brezza fresca che soffia, ottime condizioni per un bel concerto. Si spengono le luci, il brusio del pubblico si abbassa, la musica inizia a salire, fumo sul palco. Si parte.
Primo, secondo, terzo pezzo, sono partiti a bomba e sto già presa bene, mi faccio trasportare dalla musica e dall’energia del momento. Ballo, canto, salto e sudo e sto bene. Intervallo tattico dopo un’ora, loro vanno a cambiarsi, ma pure io se potessi lo farei, sono discretamente sudata. Rientrano e si riparte un’altra immersione in luci, suoni e vibrazioni. Porca miseria quanto mi mancava sentire il basso nella pancia e il terreno vibrare sotto i piedi. Chiudo gli occhi per qualche momento e mi godo la sensazione.
Un’altra cavalcata di più di un’ora in cui si canta, si balla, si fanno le onde e poi purtroppo finisce, ma va bene così, loro presi benissimo, noi presi benissimo, tutti sudatissimi e nessuno vorrebbe andarsene. Possiamo fermare tutto qui? Possiamo rifarlo domani? Sembra essere quello che tutti i presenti stanno pensando.
Carmen Consoli cantava “confusa e felice” io invece sono sudata e felice, credo. Mai sentita così leggera e libera, leggera dai pensieri e libera da me stessa, è una sensazione totalmente nuova per me. Mi sono goduta a pieno il concerto come mai prima, niente paranoie o retropensieri, solo musica, un po’ di sana stupidera ed endorfine a valanghe. Adesso però devo recuperare un po’ di liquidi e qualcosa da mangiare.
Wow, che meraviglia questa sensazione!
Mangiata e bevuta mi avvio verso l’auto, intanto il calore corporeo e l’arietta fresca asciugano la maglietta. Cammino leggera con le braccia aperte come ali, sto davvero camminando o sto fluttuando a pochi centimetri da terra? È questa la sensazione della felicità? Se sì, voglio riprovarla ancora e ancora.
Chiavi, auto, direzione casa. Viaggio in silenzio, le orecchie sono ancora ovattate e comunque qualsiasi altro suono interferirebbe con il concerto che sta continuando nella mia testa.
Casa, doccia, lavatrice, letto provo a dormire. Ma chi dorme? Sono carica come una molla, dai devo provarci. Immagini, suoni, emozioni e intanto sono quasi le 3.
Una manciata di ore, alla fine, la dormo e mi alzo con una fame pazzesca e un sorriso ebete stampato in faccia. Il sorriso ebete è un’altra novità, mai capitato prima nemmeno questo...e dire che avevo pensato di non andarci...pazza!
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