Quando ho spalancato i balconi stamattina era una giornata gelida ma dopotutto silenziosa e limpida. Fa sempre freddo nelle storie d’amore di Vasco Brondi, ma io alle cantilene melodrammatiche non presto orecchio. Sono salvo, conosco il mondo per sentito dire e la signora dell’appartamento di fronte dice che sono un bel giovinotto. Mi chiede ogni anno cosa farò da grande ed io rispondo che non lo so ed è vero sempre, devo ancora finire di studiare non posso distrarmi, non posso distrarmi.
Da qui vedo tutta la città e certi pomeriggi, verso le 17, decido che dopotutto potrebbe anche bastarmi, non sarebbe poi così male poter salutare ancora da anziano gli stessi occhi di chi ha condiviso con me merende e corsi di nuoto. Ci ritroveremo come le meteore di Italia 1, squattrinati ed inconsapevoli delle nostre più intime miserie; i sogni nei cassetti sepolti dalle mutande e le cartoline dalla Sardegna.
Il mio talento mi salverà, lo leggo tra le pieghe della mia pelle; non ci sono. La strada è liscia come l’olio, anzi come il migliore dei cuscini. Un campione.
Scendo le scale, non ho fretta. Guardo l’ascensore e come sempre faccio per prenderlo, ma non cedo, quei burocrati impigriti non mi avranno mai. Noto con disappunto però che tra la porta ed il supporto in ferro è incastrata una moneta. Sono 10 centesimi, nulla di che. Non riesco a distogliere lo sguardo, se non li prendo arriverà un lupo mannaro sfuggito alle bravate della notte passata e mi scompiglierà i capelli. Io lo so. Se non li prendo qui attorno sarà tutta lava incandescente nel giro di 4 minuti. Devo salvare il mondo e spenderlo in goleador. Il problema è che non saprei proprio come fare a cavarli fuori di lì e di chiedere aiuto non se ne parla; la vita per la prima volta conta su di me. Probabilmente mi stanno guardando tutti. Attendono. Che farà? Si sporcherà i pantaloni nuovi? Se ne andrà incazzato? Poi mi dico che però sono solo 10 cent. I soldi per mangiare li ho, non ho bisogno di questo piccolo guadagno da accattone. E’ solo un capriccio prenderli, un atto di hybris. Under the bridge. Non mi servono, posso andarmene, je ne regrette rien. Tutte le lingue che so non mi impediscono di voltarmi al terzo scalino e guadarmi indietro. L’amore è un duello. Quello con me stesso è fatto di carezze furtive e sguardi stanchi lanciati allo specchio mentre parlo con qualcheduno, mi controllo e mi compiaccio del collo della mia camicia così curato rispetto a quello del mio interlocutore.
Adesso a disturbare la mia quiete c’è quella smilza elemosina di chi non vuole fare beneficenza nemmeno alla Chiesa e, nel mettere la moneta nella scatolina, ritira velocemente il braccio per nascondere al chierichetto la malefatta.
A sbloccarli ci metto un’ora e mezza buona. E nel farlo, mi annoio terribilmente. Mi fanno male le braccia e sto seduto scomodo. Passa la ragazza del piano di sopra e mi chiede se ho perso qualcosa, le dico che mi sono cadute le chiavi e si offre di aiutarmi, ma è una bugia e le dico no continuo da solo, grazie. È rimasta in qualche modo stupita positivamente dal mio sguardo risoluto ma sereno. Ho provato a toglierli dall’impiastro di sporcizia su cui posavano ascoltando della musica, ma il cavo delle cuffiette continuava a pararmisi davanti agli occhi. Non c’erano scusanti, solo io e la moneta.
Quando li ho finalmente messi in tasca mi sono sentito ricchissimo. Se è questa la paga della fatica allora da domani faccio il muratore. Solo lavori manuali per chi vuole spostare le montagne. È una cazzata. Me ne rendo conto quando arrivo in facoltà e quel soldino non paga nemmeno un caffè. Sai che c’è?- mi dico. Non importa, non faccio mai nulla per me stesso che non sia viziarmi. Quando glielo racconto ride dei miei pantaloni sporchi, non vuole mai più vedermi sudato, dice. Però mi ama adesso più forte di quando mi ha detto invidio la tua placida ingenuità, dolce menefreghismo. L’armonia dei contrari. Vorrebbe averli incastrati lei, avermi insegnato qualcosa e trovare una morale ai ritardi dei treni. È sempre in anticipo sulle mie reazioni e quando mi dice “ora che sei grande puoi amarci tutti e due” io mi fido.
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