E se la notte è nera e la gente sta zitta. Anche se hai paura o se sono incazzata. Se non ti ricordi quella frase scritta con le tempere e lo smalto sulla porta a 13 anni che ti faceva sempre sentire meglio e vorresti riscriverla adesso su un cazzo di foglio bianco ed attaccartela al muro. Apri gli occhi e lo vedi, lì è dove è finito tutto il tuo coraggio di essere umano. Quanto forte mi ami ora che non riesci a dirmi di non volermi vedere, metti la testa sotto la neve e non scottarti il naso. Io invece mi congelo tra gli scaffali rimasti ed i piatti nel lavello. Lo- sistemo- dopo. Ma che fai, non aspetti nessuno? Sei depresso o cosa?
Riaprimi tutte le porte, lasciami senza parole. Smetti di leggere le ricette, le news, lascia stare quei meme banalissimi. Ripensa a tua nonna nell’orto, alla cicca prima del turno delle 18, all’Inghilterra.
I tuoi capelli sanno sempre di fumo, i miei non te li faccio annusare. Me la svigno, ma mi pento. Metto in circolo la mia rabbia e lascio che mi riempia le vene, i polmoni, i vestiti. È tutto un tremore, poi piangere, parlarsi forte ma molto poco chiaro fino a che non passa il temporale. Non riuscire, per dieci minuti a leggere un libro, fare un disegno; le cose preferite di quando eri a casa, bambino solitario, con la varicella.
Te lo prometto, mi alzo e faccio ordine. Cancello le vecchie fotografie, i doppioni sfocati, mi faccio venire un’idea pazzesca, ti illudo una volta in più di essere cambiato. E ti bacio lo stesso, alla fine. Scrivo un monologo romantico di palazzi e di cantieri, senza ammettere che mi manca la mia città ed andare in bicicletta vicino al fosso, quello con il muretto mai finito di dipingere. Ecco, colorare vorrei, degli oggetti di legno a tinte sgargianti ma solo a patto che accostati stiano malissimo. Macchinine come quelle dello studio del pediatra o della psicologa per l’infanzia. Ascolto tutte le tue paure da 3 anni anche senza un foglio di carta ad attestare le mie insufficienti conoscenze e di anni ne avresti anche troppi oramai. Batto con un sasso alla tua porta, forse mi farai entrare.
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