Cosa aspetti se non c'è una fine?
Incredibile come passa in fretta il tempo quando non si fa niente. Paradossale no? Ciò che sembra ieri è una settimana fa e ciò che sembra oggi in realtà non è più niente. Che sia Domenica delle Palme o solo il ventinovesimo giorno di quarantena non ha importanza, se non per qualche pregatore televisivo o per qualche immagine inoltrata su WhatsApp da tua zia. La spiegazione di questa percezione del tempo così insensibile penso sia riconducibile al fatto che non si ha una fine alla quale pensare, un traguardo che ti porta a contare i giorni che passano. Se non si ha nulla da attendere allora l’attesa non è poi così pesante. Soprattutto per chi è abituato ad avere sempre il tempo che passa sul collo a dirti anche oggi hai sprecato la tua vita. Sono molto combattuto a causa di questa condizione: io che odio l’attesa ma che attendo da sempre non si sa bene cosa dovrei sentirmi finalmente privo da tutte quelle ansie figlie di Crono e godermi le piccole cose, dando un senso a tanti momenti vuoti senza troppe pretese. E in parte lo faccio. Grazie Community per tenermi su in questi giorni. Ma, d’altra parte, proprio questo continuo trascorrere senza scopo ti fa paura. Tutto ciò che sta accadendo non lo riesci a percepire davvero ma sai che è reale e bisogna farci i conti. Tutto ciò che non sta accadendo non lo riesci a percepire davvero ma sai che è reale e bisogna farci i conti. E se non la fai adesso che le giornate passano veloci e gli Arcade Fire vanno in loop, allora lo si dovrà fare dopo, tutto in una volta, quando quell’unica fine che non hai mai dovuto attendere arriverà a illuminare tutto ciò che sembrava svanito, ma che in realtà era solo nascosto in una comoda ombra ad ammucchiarsi insieme alla polvere.
Ventotto anni fa come oggi stavo andando a Bologna e da allora son rimasto legato a lei in modo incondizionato, come si resta legati a una canzone di Battisti o di Tenco. A Luglio la lascio, l’ennesimo tentativo nell'ennesima città a non essersi concretizzato. Sono sempre stato innamorato di lei, probabilmente di quel finto amore che si prova per chi in realtà non si conosce davvero. La delusione è grande. Lasci Bologna ma non sai per andare dove, tornerai giù per un po’, la sconfitta del tornare indietro, metà di chi ti attendeva non ci sarà più e ti chiedi cosa resta a chi non ha un posto nel mondo dove c’è qualcuno ad aspettarlo. I traslochi ormai non si riescono più a contare e vorresti smetterla di dover ripartire da zero ogni volta che riaccendi la console. È un muoversi in continuazione restando fermi, è un restare sull'uscio di centinaia di case e di persone senza entrare mai. Le attese si sommano alle incertezze, cerchi di non coinvolgere nessuno in tutto questo perché renderebbe tutto ancora più difficile. È un vivere tanti finali senza aver mai davvero iniziato.
Già lo riesco a vedere, starò bene per un paio di giorni. Sulla scrivania c’è l'inserto di Repubblica, il caffè è già pronto, stasera in birreria, racconta di quando la tua barba prese fuoco e saluta i nuovi e vecchi volti della città, dalla finestra non si vede la Bolognina ma solo una parete bianca, arriva una mail. Spero di poter fare ancora un giro dentro di te prima di tutto questo, vederti l'ultima volta e litigare per non doverci salutare.