Dai, avanti
Ruscello in tedesco si dice BACH.
Estiqatsi.
Sub-Alpi, vicino casa.
Mezzogiorno e mezzo di fuoco, rughe arse al sole, panino al prosciutto e ciarle bucoliche tra il mais da polenta.
Siedo sulla parete interna di questo rigo d’acqua corrente scavato tra uno sperlungo campestre di granoturco, con i panta corti umidicci accolti dall’erba madida, prima erta e ricurva dal vento, ora schiacciata con dolce violenza umana dalle mie natiche a guancia, pequeñe e signorine.
Dodici anni in Germania: puf, terminé.
Terminé con un mese affanculo di turkischer kebab every day, un mese affanculo di street-food compulsivo, all i can shit. Un mese, ogni giorno, kebab: no cipolle no piccante no patatine fritte, sì sbovvata di maionese tutt’intorno alla carne fetida, sì all’alito da kebab che ti impregna il giorno e che non lo levi manco levandolo. Mo tengo brufoli a pioggia su gambe e braccia e anima, pronti da aizzare in vulcaniche esplosioni di materia acida, tipo mine a Mogadiscio year of glory ninety-two.
Inta testa, rigo d’acqua.
Ho appena concluso quattro mesi atroci, ‘cause love can spin away.
Quattro mesi che aveva da andare così.
Coz love can spin away.
ho raccolto le gambe al petto, avviluppandole tra le braccia
ho appoggiato il mento sulle ginocchia, già si logora la mascella
mira mira lo que pasa oltre la pelle delle pannocchie
mira mira lo que pasa oltre il tempo che non v’è più
mira mira quanti sforzi, quanta sbatta, i miei ricci lunghe ciocche
dove sono i tuoi capelli, le tue tette
le tracce nostre sul materasso dipinte ora su un cielo blu
adieu berlin, auf wiedersehen mein deutsches Bach
i tuoi occhi dentro ai miei
adieu
Ho rotto il patto d’acciaio anti fast-food dopo anni e anni e anni e anni di gastro-nazismo domestico, dove ogni mattina calcolavo vitamine und fibre und proteine come un cecchino vietnamita nascosto dentro una palma contava le pallottole destinate to all amelicans mothelfuckels a cinquanta stelle.
Q: Si può misurare il livello di depressione e di annichilimento serotoninico dalla quantità di merda che mangi durante la giornata?
Si possono intuire i prodromi della vacuità dall’odore di pollo marcio intaccato ai pantaloni?
A: Si può. Io ho.
Sub-alpi, vicino casa.
Game over: press the button to play again.
Da questo ruscello alpino, non più Berlino.
Da questo ruscello, dove quella stronza di mia nonna buttava i gattini in esubero nati nella sua fattoria, chiusi in un sacchetto di plastica, mao mao mao cantava.
Dove da cinno sbarbo venivo a cercare le salamandre giallo-nere.
I topolini impauriti.
I funghi bianchi sbirulini.
Gli occhi rossi intrisi di pianto, anche oggi, because love will tear us apart.
Tutti nel ruscello, tutti al Bach, preludio in allegretto di un nuovo splendido adagio in do maggiore.
Dai, avanti.