Mi chiedo cosa sia essere, ricominciare, riempire case e scatole, di cosa ci gonfiamo una volta finiti i soldi, le bollette o le feste in spiaggia. Cosa rimanga di noi dentro le canzoni, nei tempi morti, negli angoli bui in cui è facile gridare parole d’amore ad una dea di cui non conosciamo il numero di scarpe.
Mi pesterà i piedi, per giocare al più forte mentre balliamo il tango- io lo chiamo così, ma è più un buttarsi l’una contro l’altra sorridendo ogni volta che i miei orecchini rischiano di incastrarsi tra i suoi capelli ma alla fine no. L’abbiamo scampata, mi dirà con gli occhi; nemmeno oggi siamo diventate persone vere, siamo ancora una fantasia rosso garofano negli anfratti della tua mente. Nient’altro che uno stencil sulla parete del mio cranio, dietro l’armadio- ricordati di ballare tutti i giorni, soprattutto perché non hai idea di come si faccia e non pensi di monetizzarlo mai e poi mai. Prenditi almeno 3 giorni al mese per rincorrere un sogno non tuo e non guadagnare nulla dalle tue scoperte. Fare qualcosa in cui riesci malissimo.
Provare tutto, senza farlo sapere a nessuno; conoscersi per esclusione e tracciare una croce su tutte le nostre paure, lentamente ed in silenzio sopra la musica, aiutando ogni ritornello ad entrarci in corpo.
Mi fa ridere toccarmi le dita dei piedi, dunque quando posso faccio la pedicure. Ma da sola, perché certe cose hanno dentro la magia solo se sono chiuse dentro quattro mura e condivise con il proprio pavimento e basta. La ruota, al pomeriggio, senza filmarmi; la parte migliore viene quando cado sulle mie stesse ginocchia e mi concedo una pausa, due puntate in più su Netflix.
La ragazza che abita tutti i miei sogni è solo disegnata e non mi somiglia per niente. Il santino migliore è quello di cui non so la storia, mi toccherà leggere direttamente tre righe dal manoscritto- stringatissime ed inventarmi il resto nello spiegare ai miei conoscenti che figata sia vivere. Non so come sia capitata questa storia in cui tutto debba esistere, ma solo a patto di essere interessante.
Ripeto sottovoce: potrei anche non riuscirci.
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