Diari Americani; prime scoperte e considerazioni sparse.
- Ho scoperto, dopo svariate ricerche, che i gradi fahrenheit non hanno alcun tipo di senso logico e soprattutto sono assolutamente intraducibili dai nostri semplici e intuitivi celsius.
- Gli Americani hanno sia la banconota da un dollaro che la moneta da un dollaro e sembra che nessuno si renda conto che la cosa è piuttosto assurda.
- Preso dal tipico panico del maschio italico alle prese con il lavaggio dei vestiti ho passato i primi 7 giorni ad acquistare boxer nell’inconscia speranza di riuscire a raggiungere il quorum di 180 mutande necessarie per non dover mai lavare niente. Il risultato è che la gente penserà che sono uno zozzo che non si lava perché ho comprato 16 boxer azzurri uguali e il mio cassetto delle mutande sembra attrezzato per rifornire una caserma di Carabinieri.
- Tuttora io e l’asse da stiro ci lanciamo prolungate occhiate di sfiducia e sospetto. Nessuno dei due si azzarda a fare il primo passo. Dubito nascerà l’amore.
- Giuro che la Trump Tower assomiglia in modo inequivocabile all’occhio di Sauron nel Signore degli Anelli. Sotto ci sono pure i manifestati che gridano e i poliziotti che li allontano. Mordor era un posto molto più rassicurante.
- Qui le commesse t’imbustano la spesa alla cassa ed è stato un peccato accorgermene solo dopo aver invitato minacciosamente, quella che mi sembrava essere una potenziale ladra, a non intascarsi i miei cookies al burro.
- Le porte girevoli sono un’invenzione molto intelligente che difende dal freddo ma i “doorman” pensano che sia molto cortese spingere vigorosamente la porta prima del tuo ingresso e questo complica tutto. Per trovare il millesimo di secondo esatto nel quale tuffarsi nella porta serve una coordinazione motoria pari a quella di Roberto Bolle e un calcolo della traiettoria che Galileo e il pendolo ciao proprio. Ho capito che il tempo è relativo solo dopo aver passato un lunghissimo minuto incastrato a cercare il soccorso del doorman incredulo.
- Per bere birra ti devono timbrare le braccia e questo tutto sommato mi fa molto piacere perché finalmente mi sveglio la mattina con i timbri sbiaditi e mi sento come quelli fighi che vanno in discoteca la sera prima. Peccato la birra costasse davvero quanto l’ingresso di un privè.
- Il residence studentesco dove vivo è una sorta di labirinto composto da due edifici comunicanti 16 aree di ricreazione comune e 13 piani. Quando mi perdo e qualcuno passa accanto a me mi blocco e fisso con grande serietà e concentrazione qualunque cosa abbia davanti; un cartello, un quadro…. Va bene anche un muro bianco. Ho capito che se lo guardo davvero intensamente si capisce molto meno che non so dove sono/cosa sto facendo/cosa ci faccio lì/ e come tornarmene in camera.
- Il bagno più vicino è a 300 metri da camera mia. Questo mi porta a due riflessioni non proprio filosofiche ma importanti; a) Dio mi scampi da diarree fulminanti almeno per 6 mesi B) Come cazzo devo essere vestito durante il tragitto? Posso uscire in crocs e mutande o meglio una clark? Sono lunghi 300 metri quando ci sono 40 stanze da superare.
- La Columbia non è un università è un quartiere. Durante la loro “orientation” ci hanno fatto un sacco di storie su come ci troviamo “in una delle comunità intellettuali più stimolanti al mondo” e come “noi saremo i maggiori protagonisti del nostro tempo”. Insomma ci hanno detto che siamo dei geni. Io per essere all’altezza di tale compagnia ho pensato bene di lanciarmi su un cupcake di benvenuto con tale foga da mangiarmi pure la carta. Ho passato la mia prima ora alla Columbia University a tossire coriandoli simulando un brutto raffreddore. Benvenuto fra i geni lollo.
- Durante la prima serata fra studenti internazionali siamo entrati in un locale dove c’era un ping pong. Io e il mio collega cinese ci siamo recati al tavolo. A questo punto due americani visibilmente ubriachi (e un po’ molesti) ci hanno lanciato una sfida. Dopo aver valutato l’etnia di provenienza del mio compagno ho avuto le idee chiarissime; lui gioca con me e ci giochiamo due birre. Quando mai si è visto un cinese scarso a ping ping? Il mio valoroso compagno ha passato tutta la partita a schiacciare e a giocare d’effetto. Peccato che non abbia mai centrato il tavolo. Questa sconfitta mi è costata 10 dollari, buona dose del mio orgoglio e tutta la mia fiducia nelle abilità sportive dei cinesi. 160 medaglie d’oro ogni cazzo di olimpiade e manco mezza schiacciata in campo tacci tua.
- Oggi ho acquistato un fornello elettrico per potermi preparare la moka appositamente portata dall’Italia insieme alla confezione di Lavazza. Mi sento davvero un italian walking clichè; un luogo comune con le gambe.
Meno male, che in fin dei conti, ci amano tutti.
Dal nostro invitato da New York per ora è tutto.
Linea allo studio.