Diario minimo
[07:32] mi rendo conto di essere sveglio, allungo la mano sul comodino e controllo la sveglia: sono le 7:32
[07:49] anche lei è sveglia, ci guadiamo in silenzio
[08:36] conto i pezzi di frutta nelle nostre due ciotole di colazione: sette dischetti di banana a testa, sei pezzetti di kiwi, otto mirtilli
[09:15] noto che Conte, su rainews24, ha un filo di bava che gli unisce le labbra
[09:17] mi accorgo che oggi cambia l’ora, devo spostare gli orologi, in realtà si aggiornano da soli tranne la sveglia analogica; comunque sono le 10:17
[10:21] sbadiglio
[10:48] fuori è nuvolo, peccato ieri almeno batteva un po’ di sole sul terrazzo, le previsioni non dicono niente di buono
[11:09] vado a cagare
[11:32] scopro la condivisione in streaming di un documentario su Genesis P-Orridge, me lo salvo per vederlo più tardi
[11:45] mi gratto un orecchio
[12:41] lei mi fa osservare come il gatto si addormenti sempre con una zampa posteriore stesa nel vuoto, anche se avrebbe lo spazio per tenerla sul cuscino dove dorme normalmente (e dove sta dormendo anche in questo momento)
[13:18] leggo qualche striscia di Mickey Mouse di Gottfredson, dal volume Collection #2, il mio ultimo acquisto pre-quarantena, in una fumetteria qui di Berlino; noto i riferimenti espliciti alla morte violenta, la rappresentazione semi-realistica delle armi, le gag non-sense di Pippo (il mio personaggio preferito, almeno fra queste vignette), l’amoralità esplicita dei personaggi, il razzismo implicito; tutte cose che a distanza di un secolo fanno un certo effetto, positivo o negativo che sia
[13:32] un po’ insofferente e incapace di mantenere la concentrazione, passo alla Medea di Seneca, appunto la seguente frase: “La mia pace è solo vedere tutto in rovina con me. Vada tutto in malore con me. È bello travolgere gli altri nella propria caduta.”
[13:41] tossisco
[13:55] suono l’accordo di La maggiore della seconda ottava dal basso (A2, anche se non mi piace la notazione anglosassone) sul pianoforte elettrico, con le cuffie che oggi è domenica, e quindi Ruhetag
[14:26] non abbiamo ancora fame nessuno dei due, dopotutto per noi sono ancora le 13:26
[14:37] decidiamo di cucinare lo stesso un piatto di spaghetti alla carbonara di zucchine, qualunque cosa voglia dire
[15:23] mettiamo su American Hustle senza molta voglia, giusto perché è su Netflix e abbiamo visto che c’è Louie CK nel cast
[15:31] ci accorgiamo dell’abbassamento della definizione di Netflix, per non intasare internet
[15:47] senza sottotitoli non capiamo bene lo scam di Christian Bale (non ricordo il nome del personaggio) e di Amy Adams (non ricordo il nome del personaggio)
[16:02] entra in scena Louis CK (la sua voce fuori campo prima del suo faccione pre-scandalo, quando poteva ancora lavorare nei film hollywoodiani)
[17:24] il colpo di scena finale non è così sorprendente
[17:51] il gatto si incastra un croccantino sotto alla zampa e fa un rumore buffo muovendosi per la stanza
[18:12] il bollettino giornaliero dall’Italia è la solita ecatombe (una parola che non sopporto più, come anche le metafore di guerra)
[18:51] mi ricordo di avere un cellulare, ma il numero di notifiche sulle varie app di messaggistica me lo fa rimettere istantaneamente sotto al cuscino dove l’ho trovato
[20:01] suono due note a caso sul pianoforte, a occhi chiusi (sempre con le cuffie, vedi sopra)
[20:39] do un morso a una carota, un pezzo mi rimane incastrato fra i denti
[20:53] scrivo un pezzo per Fantastico!, un po’ diverso dal solito, nel quale mi invento anche le ore rimanenti della giornata perché non le ho ancora trascorse, ma non ho grossi dubbi su quello che potrà succedere
[22:10] cerco di tranquillizzare mia madre per whatsapp
[22:13] rinuncio
[22:49] mi ricordo del documentario su Genesis P-Orridge ma ormai è troppo tardi, non ho voglia di stare ancora davanti a uno schermo
[23:15] andiamo a letto a leggere
[23:17] lei si addormenta
[23:41] finisco di leggere Medea: “Va’ per gli alti spazi del cielo ad attestare che non ci sono dèi lassù dove tu passi”