E così all'infinito
sono più svuotato di prima
scrivere non è un percorso naturale
non è il posto devo mi siedo e cago
non è il posto dove mi prendo il cazzo in mano e vado
in automatico come le cose che impari da piccolo
non succede che spostando due parole ne vengono fuori delle altre
non succede che sedendo al tavolo poi inizia la magia
la magia è non averne bisogno
la magia è spingere altrove i pensieri
la magia è fatta di molte cose diverse che non c'entrano
con la fila di parola o di immagini
la magia è l'esatto opposto di questa roba qui
che è una cosa molto più simile all'immobilismo
alla fatica dello spostare il macigno sopra la collina
e rincorrerlo giù per la discesa seguente
e così all'infinito
e così all'infinito
e così all'infinito
è la testa che si occupa di altro più solido e vivo
è la testa che si preoccupa di altro più scomodo
più truce e grezzo e senza i riccioli in fondo al carattere
tagliato in grana grossa e malamente spinto fuori
è la conversione della vita in quello che non vorremmo succedesse mai
nell'avere patemi d'animo
disperazioni
depressioni caspiche
lungo i bordi di questo burrone che ogni giorno si disegna
ridisegna riconfigura rinasce e rimuore
e così all'infinito
avendo cura e raccomandazioni da trasmettersi in presa diretta
nell'analisi costante guidati dalla speranza che non ci sia una trappola
che non sia un enorme sbaglio
o ancora peggio un fallimento che non ci si può ammettere
perché mancano le parole per metterlo nella scatola dei fallimenti
perché mancano le parole per disegnarlo davanti gli occhi altrui
occhi che per natura non possono ascoltare
ma che vanno stimolati all'immaginazione di questa cosa
della ferocia
dell'immondizia emotiva
delle budella che disordinatamente fuggono dal loro posto
per finire altrove senza chiedere permesso
o mandare una cartolina dicendo che
lì dentro era tutto buio
e finire alzandoti dal tavolo
con una temperatura diversa
una stagione diversa
un approdo diverso
e così all'infinito
e così all'infinito
e così all'infinito