SOLO IO
Solo, io.
Solo con uno, solo tra noi, solo con tutti, solo con nessuno.
Io solo non sono nessuno.
Ci penso, mi passo la mano sugli occhi.
Acqua.
Il respiro mi si spezza, fermo.
Solo, fermo.
Fermo, ne avanti ne indietro, fermo.
Corro, fermo.
Sudo, fermo.
Piango.
Intorno, solo.
E tutto è fermo. Ed io sono fermo.
Cerco un modo per smuovere le cose, bevo.
Acqua, no. Cerco calore, qualcosa che mi culli, calmi, abbracci.
Bevo. Inizio. Tutto si distorce, muove.
e tutte le mie paranoie si enfatizzano. Aumentano. Diventano giganti.
Ancora, continuo.
Bevo io, stordisco loro, giganti da far crollare. Crollano. Crollo. Rido, sto male. Qualsiasi cosa sia questa sensazione è la cosa che di più si avvicina all'amore. Fottutamente astratta ma letalmente reale. Sto giù, rido. Un pugile felice di aver perso. Penso. Solo. Vorrei una mano da stringere, un corpo da abbracciare, una mente da salvare. Solo. Questo.
Respiro. Tranquillo. Sorrido. Ho perso, la solitudine ha vinto. Ma l'ho fottuta. Per ora non esiste. Anche se é qui con me. Anche se è la mia unica vera amante.
Chiudo gli occhi. Confuso. Accarezzo le coperte, come siano pelle setosa. Patetico. Mi addormento. Solo.
COMODATO D’USO
Prendi i miei giorni,
In comodato d'uso, come fossero un libro,
Leggili, sottolineali, prendi appunti,
Strappagli le pagine di una storia che non ti piace,
Leggi tra le righe, spaventati cercando di capire la mia coscienza,
Immagina le fantasie di cui sono pieni, volaci dentro,
Sfogliali e lasciagli le pieghe agli spigoli se vuoi ricordarti qualcosa,
Stropicciali, poi restituiscimeli quando ti sarai stancata, lascia la mia vita come fosse una biblioteca chiassosa, dove più fai casino e meglio vieni visto, dove i libri non hanno un ordine preciso, ma sono tutti belli, usati, vissuti, letti e riletti, compresi, messi a nudo.
Entra nei miei giorni, mettili sottosopra, e dopo vai via.