Fantastica panchina
Al mare fuori stagione mi sembra un po’ forzato: andarci, viverci, dire che è bello. Qui per esempio è tutto molto più civilizzato di quanto uno si immagini. Dici: il mare fuori stagione come una grande sfida verso la natura, la lotta delle onde contro la terra, un’inquadratura suggestiva e il trattamento colore delle produzioni Netflix. Me lo sono messo alle spalle e tira un vento boia. Gli do proprio fisicamente le spalle perché la panchina guarda la strada. A me, che una panchina guardi la strada dando le spalle al mare, sembra proprio lo specchio di un tempo tutto sbagliato. Alle spalle anche lui, magari. Fa freddo per essere una mezza stagione e fa freddo per essere un momento in cui dovrebbe andare tutto tranquillo, in accelerazione o in frenata, in pilota automatico verso l’afa e le zanzare, verso quelli con la pressione bassa che sbuffano, quelli che le città sono meglio da vuote, quelli lì che ci vedono sempre una cosa dentro le cose e a me questa cosa delle cose dentro le cose non mi convince. Sono giorni convulsi: per qualche ora va bene, per qualche ora non va bene, fosse per me andrebbe tutto bene. Non puoi dare la colpa agli altri, sempre, dice. Però ogni tanto, è proprio colpa degli altri. Allora mi metto il cappuccio e aspetto che devo aspettare un po’ su questa panchina. Non ho voglia, non ho voglia, non ho voglia. Sto un po’ troppo male se penso ai soldi. Vorrei insegnare, vorrei aprire una scuola di gente matta ma non diagnosticata. Un posto tipo Hogwarts e io, Harry Potter, mai visto o letto. Mi fa pure un po’ impressione pensare di farlo a trentaquattro anni. Vincenzo dice che è bellissimo e ne ha quarantadue. Vincenzo dice un sacco di cose giuste, non mi posso fidare sempre. Lo prendo in parola. Sulla carta senza la carta, insomma. Perché fare una panchina che guarda la strada e da le spalle al mare mi da l’impressione di qualcuno che ha voluto mettere un dispetto a chi si è stancato e vuole fermarsi. Tiè. Per gli amici amanti della montagna è come se alle spalle avessi le Dolomiti, ma un tratto un po’ così così perché questo tratto di mare è un po’ così così, e davanti una bella zona industriale. Senza fascino. Sono su un lungomare del cazzo, diciamolo. Sto in un posto che è una cazzata, pensato così. Però c’è il mare, che bello. Insomma, fa brutto tempo. Però passano gli aerei, perché c’è l’aeroporto importante qui vicino. Nicola e Paola dicono che è assurdo pensare che gli aerei volino. A me, in questi giorni, sembra assurdo che le cose non volino da sole quando le hai progettate e costruite come le dovevi progettate e costruite. Mi sarebbe piaciuto fare il pilota di formula uno ma non avevo i soldi o il fisico. Avrei guidato volentieri pure gli autobus come mio babbo. E invece scrivo in riva al mare mentre aspetto su una panchina orientata verso un ristorante basso, una palazzina rovinata, due signore che passano discutendo. Non era minimamente nei progetti ma devo dire una cosa: prima nel market di prodotti per la casa la radio ha trasmesso l’oroscopo, per la vergine sarebbe stata una giornata “fantastica”. Ha detto proprio così. E io ero in un market per prodotti casalinghi, la mattina presto, al mare fuori stagione che malgrado tutto, mi sembra comunque un’idea così così, quella del mare fuori stagione.
Allora mi siedo qui, dalla parte sbagliata della vista, e penso che certuni dovrebbero fidarsi più delle circostanze che di sé stessi. Io pure.