Benvenutə al centoventiduesimo appuntamento di Fantastico!
Io sono Sara, e voglio fare in modo che vi sentiate ispirati quando arriverete all’ultima parola di questa newsletter.
Iniziamo dedicando qualche secondo di più alla bellezza: guardate questo quadro e i suoi particolari per almeno 20 secondi.
Adesso passiamo alle parole: qualche tempo fa abbiamo avuto modo di scambiarne qualcuna con Alessandro Burbank, “the walking poet”.
Tre domande · Alessandro Burbank
Ciao Ale. Sei uno dei pochi che oggigiorno vivono di poesia. Generalmente quando si pensa al mestiere del poeta ci si prefigura la pesantezza d’animo di Leopardi, ma né tu né noi siamo d’accordo con la visione generale. Cosa fai tu per prenderti meno sul serio? O per non prenderti affatto sul serio?
Vivo di poesia nonostante questo periodo storico e la sua agenda culturale, io ci provo, in realtà non vivo propriamente di poesia ma della sua gestione, di quella mia e di quella degli altri. Provo a fare della poesia un evento, una trasmissione. La poesia in realtà vivrebbe benissimo anche senza di noi, per cui l’autoironia è una dote fondamentale, ti fa essere pronto ad ogni scenario, dato che quando mi chiedono che lavoro faccio e gli dico “il poeta” non sai mai come può proseguire l’incontro; può sfociare in un beviamoci sopra che può diventare una rissa, una conoscenza finita in partenza, un amore a prima vista, una presa per i fondelli vicendevole soprattutto se l’altro ti risponde “ah fai il poeta, si, e allora io sono Carlo Conti”. È difficile prendersi sul serio in certi casi.
Adesso vi coccoliamo con un po’ di speranza nei nuovi inizi. Questo è il primo racconto di Nicolò Granone.
La provincia
Vorrei andare a vivere in una di quelle piccole città dove non succede mai niente, lì le mattine iniziano sempre con il sorriso di quelli sconosciuti che non sai come si chiamano, ma in realtà conosci a memoria la loro vita, se hanno un cane, che lavoro fanno e persino dove posteggiano la macchina.
Ci sono 100 spazi vuoti, ma loro la mettono sempre lì, nel solito posto.
C’è solo un bar, che ogni tanto neanche apre alla mattina perché alla fine non ci sono i turisti e tutti hanno la macchinetta del caffè in casa, quindi, secondo i proprietari, tanto vale dormire un po’ di più.
Chiudiamo in bellezza: perdetevi per tre minuti in questa canzone almeno per un po’.
Prova a seguire la corrente. Tieni alta la guardia. Non lasciarti infinocchiare. Vota democratico a tutte le elezioni. Pedala nel parco. Sogna il mio corpo perfetto e dorato. Prendi le tue vitamine. Bevi otto bicchieri d'acqua al giorno. Fai il tifo per i Mets. Guarda un sacco di film. Non lavorare troppo. Vieni con me a fare un viaggio a Parigi. Accompagnami all'ospedale quando Rachel avrà il bambino, e prendi in braccio mio nipote. Lavati i denti dopo ogni pasto. Non attraversare con il rosso. Difendi i piccoli. Non farti mettere la testa sotto i piedi. Ricorda quanto sei bella. Ricorda quanto ti amo. Bevi uno scotch con ghiaccio tutti i giorni. Respira a fondo. Tieni gli occhi aperti. Stai lontana dai cibi troppo grassi. Dormi il sonno dei giusti. Ricorda quanto ti amo.
- Paul Auster, Follie di Brooklyn
Beh, siamo arrivati alla fine. Vi sentite ispirati? Spero di sì. In ogni caso, buon pranzo e buona giornata! Ci sentiamo settimana prossima.