Benvenutə al centoventicinquesimo appuntamento di Fantastico!
Io sono Urfidia e questa settimana nella newsletter faccio un’operazione nostalgia: vi porterò indietro nel tempo, ai primi di marzo 2019, una primavera qualsiasi nel ciclico ripetersi degli anni.
Torniamo a quando questa newsletter era solo un’idea, a quando Bebo ha deciso di “provare a” e non ci conoscevamo ancora. Con il trascorrere delle settimane, ci siamo conosciuti, ci siamo ampliati e accomodati, occupando un piccolo spazio digitale, coltivandolo, a volte anche abbandonandolo per brevi o lunghi periodi. E nel mentre Fantastico! è cresciuto, tenace come le piantine d’inverno – che pensi sempre di dover buttare e invece a primavera ti sorprendono con piccole gemme color smeraldo. Eccolo lì, Fantastico!, mentre cambia forma, muta, cresce, si stiracchia e a volte riposa, ché così che si fa per crescere: grandi slanci e balzi, cui seguono la quiete della domenica dopo pranzo, quando chiudi gli occhi e annusi la tazzina di caffè.
Fantastico! è nato pre-pandemia e nessuno di noi avrebbe potuto immaginare che ci avrebbe tenuto compagnia durante i vari lockdown, le zone rosse, l’rt, le varianti, le vaccinazioni e il greenpass.
Però oggi io voglio tornare al vecchio Fantastico!, quando Bebo selezionava pezzi inediti di sconosciuti e sconosciute, lettrici e lettori avidi che giocavano a calarsi dall’altra parte delle parole: a metterle in fila, anziché berle d’un fiato. Sperimentavamo, anche, l’ebbrezza di scriverle d’un fiato, salvo poi temere di aver inviato un pezzo troppo presi dall’entusiasmo del momento e pentirci amaramente. Tutti pezzi, comunque, che poi hanno visto la luce su Fantastico! e che spero vi siano rimasti impressi, in qualche modo, che si siano stratificati e consolidati nella miriade di eventi che costituiscono la vita.
Scusate, mi inserisco, sono bebo. Grazie Urfidia per l’intro e per il brano che hai scritto e che abbiamo allegato qui sopra. Una piccola novità, però in continuità con un lontano passato: quando questa newsletter vedeva il suo corpo organizzato dentro a PDF di racconti e poesie. Una volta non si potevano allegare file, ora invece eccoci qui: nel futuro. Prossimamente potrebbe succedere nuovamente di trovare un PDF da queste parti, magari di un vecchio numero della rivista.
Il numero è gestito dalla quota anzianità della newsletter quindi vi consigliamo un grande album di quasi venti anni fa: Feast of Wire dei Calexico.
Oh regaz, pure l’embed di Spotify, cosa volete di più?
MACCERTO: un meme che non è un meme e fa anche un po’ piangere.
Per riequilibrare il momento ilarità vi appoggiamo qui un commento alla vicenda Avvocathy-vi-spiega-la-crisi-Ucraina-Russia:
Diffidate dalle persone che ieri erano esperte di diritto civile, il giorno dopo virologi, due settimane fa vi vendevano qualche cosa: continuano a vendervi la richiesta di approvazione, like e attenzione per poter monetizzare il vostro tempo in favore del tardo capitalismo espresso via social network. Ma bando ai pippotti: questo sì che è un articolo sulla crisi Ucraina - Russia.
Avete partecipato anche voi a qualche analisi geopolitica? Al dibattito sul linguaggio inclusivo? Speravate, non diciamo nell’eutanasia, ma almeno di fumarvi una cannetta in tranquillità?
Aò, è andata così.