Ciao! Io sono bebo e questo è un Fantastico! senza numero.
Un po’ extra, un po’ comunicazione di servizio, un po’ “come stai? È un po’ che non parliamo”, come diceva Una cosa stupida de I Cani.
Io, proprio io, de Lo Stato Sociale che cito I Cani. Non si sa più a cosa credere. Forse è un segnale evidente di come non ci si dovrebbe attaccare a nulla: non attaccatevi a Barbero, non attaccatevi a Giovanni Lindo Ferretti, non attaccatevi all’idea di fare degli altri un idolo o si bruceranno proprio come aveva profetizzato lo stesso Ferretti già incarnato nei mastodontici CSI di Ko De Mondo.
Ce l’avete presente Ko De Mondo? Li ascoltate ancora i CSI? Piove? Siete felici e, se lo siete, come diceva Vonnegut, riuscite a farci caso?
Ho imparato che sì, riesco a farci caso più spesso di quanto credessi in passato. Mi è capitato la scorsa settimana, di farci caso, mentre rientravo dopo un evento con la band - una parte di -, a casa dei miei genitori dove dormo quando sono a Bologna. Rientravo chiuso nella giacca a bestemmiare il freddo di quell’esatto angolo di parcheggio sotto casa a San Ruffillo, mentre bestemmiavo quella periferia inutile e grigia, abbandonata anche dai miei sogni che ho preferito portare altrove, proprio in quell’istante di bestemmie dopo una serata solida e divertente ho pensato: che bello, come sono felice delle cose che ho fatto. La felicità, alle volte, mentre bestemmi.
È un pezzo che non ci sentiamo, non in maniera così frontale e, quando succede, è perché devo dire delle cose e la redazione mi dice “vai a dire delle cose che devi dire delle cose”, poi ci perdiamo e non le dico mai e quando arrivo qui faccio un gran panegirico perché terrei banco, anche dentro una mail, per non morire. Per morire un po’ più in là, almeno.
La cosa che dovevo dire dalla seconda riga è che il numero autunnale della nostra rivista non uscirà, ma lo sapevamo già da questa estate. Usciremo a dicembre, un po’ prima di Natale. Un periodo in cui dicono i bookmakers c’è da scommettere sul rilancio dell’economia, almeno quella natalizia: pandori, panettoni, panforti, struffoli, pasta ripiena, lasagne, animali, vegetali, brodo, brodetto, zampone, guazzetto, all’agro, stufato, a bassa temperatura, impanato, bollito, fritto, affumicato, sotto sale, sotto olio, sotto aceto, sotto il patto di Varsavia, non gioco più, abbigliamento cheap, haute couture, sex toys, Lego, libri, vacanze, fogli di giornale, Tiziano Ferro sbarra moltissimo e, dunque, nevica.
Fantastico! #6 uscirà a dicembre e avrà dentro così tante cose belle che non vale neanche la pena dirvele ora, perché non vorrei mai vi distraeste da Tizy che fa nevicare. La stessa persona che canta “tutto questo coraggio non è neve”. Ma beato te!
Come state? È un po’ che non parliamo.
3 domande a Giulia Fuso
Ebbene sì, in questo numero così particolare ci infiliamo anche le “3 domande a” e tocca alla nostra Giulia Fuso. Chi ci segue da un po’ avrà imparato a conoscerla dalle varie pubblicazioni in newsletter e sulla rivista. Abbiamo, questa volta, una piacevole notizia: il 28 ottobre uscirà l’ultimo volume di Giulia “Le rimanenze” edito da Interno Libri! Così abbiamo pensato di intervistarla per la rivista che uscirà a dicembre e di darvi un piccolo anticipo proprio ora, proprio qui.
Prima di lasciarle la parola, però, una breve nota biografica: Giulia Fuso dice che cura le piante, ha quattro gatti e prova a scrivere. Noi invece vi diciamo che ha pubblicato tre volumi di poesia nel giro di quattro anni.
Cosa, secondo te, definisce cos’è “casa”? Cosa contribuisce a rendere un posto la propria casa?
La casa è somiglianza, questa è la prima cosa che mi viene in mente. È l'abbinamento cromatico con le mani che abbiamo, un vestito gigante, un paio di mutande comode.
Diventa casa dal momento in cui non ci si chiede più se è casa o transito; non è luogo, non è uno spazio. Siamo fin troppo legati al concetto di casa stabile; mura, cemento, porta chiusa, zerbino, letto. Casa a volte è un treno, una stazione. Per me è stata "casa" una confezione di Bentelan pastiglie quando avevo quattordici anni e non avevo più rapporti con mia madre.
Sarà forse il sentirmi costantemente lontana dai luoghi che mi potrebbero somigliare e dagli ambienti che vorrei vivere, ma casa adesso per me è la definizione di futuro.
C’è un posto o un momento in cui la tua creatività è particolarmente stimolata? O per niente stimolata?
La creatività intesa come tale non mi è familiare. Forse per il concetto che mi rimanda in testa o per come suona; qualcosa di esterno al corpo. Ho giorni produttivi e giorni meno produttivi che si avvicendano principalmente guidati dalla sensazione di benessere o malessere fisico ed emotivo. Banalizzando potrei dire, per rispondere alla domanda, che i momenti in cui mi sento maggiormente stimolata sono quelli in cui riesco a stare in pace con il mio corpo, nessuna influenza esterna, ma solo interna.
Come riesci a mantenere il filo rosso che collega un libro dall’introduzione all’ultimo capitolo?
Non mi sono mai posta la domanda, forse nemmeno c'è un filo rosso nei miei libri. C'è?
In ogni caso, non è quello che si racconta, il fulcro, ma quello che se ne trae. È più probabile che sia individuabile in chi legge, un personalissimo filo rosso, piuttosto che in chi scrive. Credo oltretutto che non ce ne sia poi così necessità, anche qui l'abitudine di un organico definibile, impilabile e raccontare sotto un comune denominatore, trae in inganno. Forse l'unico filo rosso sono io, che evidentemente non mi mantengo, la risposta può essere questa.
Lista di cose che sarebbero dovute finire in questo numero un po’ extra, un po’ no:
pezzo sul Salone del Libro → è out of time, un inner joke fra noi e altri inglesismi per motivare il fatto che non lo leggerete mai;
l’articolo di Arianna per Fanpage se non è già stato inserito in Viva → sì, è stato già inserito in Viva, ma eccolo qui che male non fa: Perché non vietare Instagram agli adolescenti, anche se è pericoloso;
qualche polemica sulla Tampon Tax (anche ridirigendo al post Instagram di vitotov) → tampon tax dal 22% al 10% = 🤡🤡🤡;
citazione di Pavese per chiudere in bellezza → Magari è meglio così, meglio che tutto se ne vada in un falò d'erbe secche e che la gente ricominci.
- Cesare Pavese, La luna e i falò
Ora sarete sicuramente sazi, ma lo spazio per il dolce si trova sempre, così dicono. Quindi, per finire, ecco a voi una sontuosa intervista a Johnny Marr.
Torniamo la prossima settimana con un numero normale, forse. Buon weekend!