Febbre
Pelo il mango e taglio delle strisce lunghe e sottili. Una volta tolta la buccia il frutto è scivoloso come una saponetta, non si riesce a tenere, scappa via dalle mani – hai buttato l’umido? È color giallo intenso. Mi ha detto zia che prossimo week end ha bisogno di una mano per il trasloco. Ma poi tu hai capito davvero la trama? È un crescendo di musica e colori, ad un certo punto mi sento canticchiare a voce alta, ma non è una canzone, è più tipo un ritornello che ho appena inventato, ma mi piace, mi sento ripeterlo altre due- tre volte e poi mi addormento di nuovo. Corro sui terrazzamenti liguri, in sottofondo il rumore della centrifuga della vecchia lavatrice di mamma, una lavatrice che camminava in giro per la cucina. Continuo a correre, ma nel mentre mi volto per assicurarmi che l’elettrodomestico non mi stia inseguendo, è troppo buio non si vede nulla, ma so che in cima alla collina c’è un compagno del liceo ad aspettarmi, uno che mi piaceva tantissimo, corri corri non ti fermare. Non arriverò mai in cima alla collina, perché cado all’improvviso su una pila di materassi e comincio a rimbalzare e saltare come fossero tappeti elastici, la centrifuga non ha ancora finito, un vecchio mi fa annusare l’olio extra vergine di olive taggiasche e scappo a cercare un pezzo di pane. Il prestinaio è chiuso, è domenica, è domenica di Pasqua e una madre ha appena seppellito sua figlia. È domenica di Pasqua, ma qui non risorge nessuno. Riabbraccio mio figlio qualche ora dopo, e poco dopo riprendo a lavorare ancora: un’altra madre con un altro figlio da sotterrare. Ma mi ricordo dei prati di margherite, ti stappo una birra ghiacciata e ti rubo un bacio, Marcello salamella o costina? i tuoi occhi che ridono, il sole tiepido e le risate degli amici; poi ricomincio a correre nel buio in salita, sono nel deserto, riconosco il vulcano sulla destra, ma non riesco a ricordarne le posizione, sto correndo nella direzione sbagliata, di qui finisco dritta nel salar, fa niente, corro lo stesso perché fa troppo freddo. Freddissimo. Corro e sento il silenzio, finalmente, rotto solo dai miei polmoni sibilanti, corro e so che i bronchi stanno già smettendo di lavorare e presto dovrò fermarmi, ma il cielo è così buio e le stelle così luminose che correre sotto di loro mi rende libera. Quando dovrò fermarmi potrò sdraiarmi sotto la volta del cielo e guardare tutte quelle stelle sconosciute, sono quelle dell’emisfero sud. Cado di nuovo e piombo in un vagone della metropolitana, io non sono il mio lavoro, io sono molto di più, io non voglio essere il mio lavoro, sono molto di più. Questo è il mondo reale e queste sono le logiche del mercato, sottrarsi non si può. C’è sempre un piccolo atto rivoluzionario che può sovvertire l’ordine prestabilito. Non mi riconosco in questo ordine, non lo voglio questo sistema, non lo voglio per me, men che meno per mio figlio. Mi licenzio. E cade il silenzio.
Il buio.
Le persone non sanno dire cosa sei perché non hai un lavoro: sei ancora la stessa di prima? No, perché non lavori più li. E cosa fai?
Il silenzio.
Il buio.
Mi rimetto a correre, scavalco i cadaveri, sono nella mortuaria di un noto ospedale - Riesci a ricostruirlo?
Prima di vederlo ne percepisco l’odore: barbecue. Marcello salamella o costina? i tuoi occhi che ridono, il sole tiepido e le risate degli amici. Tiro giù il lenzuolo. E dopo pochi secondi lo ricopro. Il cervello che continua a ripropormi la birra ghiacciata – sarà colpa dell’amigdala o dell’ipotalamo? Dite alla famiglia che non si può esporre. Sei sicura? Pagherebbero bene. Lo so, si tratterebbe di più di 10 ore di lavoro, ma non posso ricostruirlo, è troppo danneggiato, consigliate alla famiglia di fare tutto a bara chiusa. Ti darebbero più di… non me ne frega dei soldi e non mi spaventa lavorarci sopra a lungo, il punto è che tutta la famiglia finirebbe col pensare alla grigliata di ferragosto, lo capite? Chiudete sta cazzo di bara. Ricomincio a correre e sono nella via di casa mia, oggi c’è mercato, compro un’orchidea sperando che lasciandola in bagno sopravviva in qualche modo alle mie pessime attenzioni, corro, corro a prendere il bimbo all’asilo. Chissà se posso lasciare anche l’aloe di zia in un ambiente umido? Non so, il veterinario ha detto di fare il richiamo contro la rabbia. Lo senti anche tu questo stupido ritornello? Dai che butto la pasta, mi è venuta fame.