Flottante
Le relazioni, che fatica. Che bello, che fatica. Le relazioni d’amore, lasciamo stare. Lasciamo proprio stare, non mettete in mezzo le ricette, le teorie, i traumi, gli abbandoni, le cattiverie, la somma delle cose che poi se non ci stai attento, e capita, crolla tutto. Tutto. Una cosa che se non la vedi non ci credi: un cumulo di macerie sterminato, un pianeta di macerie, un universo di macerie frantumate malissimo, tutte disordinate, tutte polverose che non ci capisci niente e come le vedi, queste macerie dell’anima, subito pensi che ti fa allergia. Stai lontano, dove vai. La gigantesca scritta VERBOTEN sul coraçon espinado impacchettato dal Bricofer e spedito a soli €2,99 nella collana “Cuori infausti” di Hobby&Work, numero perso sul pavimento accanto a quel lobo del cervello perfetto per la gestione saputa dell’emotività.
Fuori: nebbia. Consistente, voluminosa, plastica e appiccicosa. Praticamente la bassa emiliana vista dal cuore frantumato dai coglioni con una teoria su tutto, specie sui cazzi tuoi. Sì, proprio i tuoi, inutile che ti cerchi attorno, in questa impossibile e ingestibile nebbia esisti solo tu. E di te, non ce ne frega un cazzo. Vai ad abitare le tue solitudini finché non ne esci e facci sapere: salutami Giovanfrancofio che ho spedito lì poc’anzi.
Nel nulla della validità delle teorie sull’amore, unico parto imputabile carnalmente ai coglioni, c’è un sacco di gente. Parlano tutti la stessa lingua: un bofonchio indistinto perfettamente sincronizzato che si fa largo come un canto antico, che nutre il nulla nebbioso dei cuori infranti. Un canto che borbotta lava di macerie, che starnutisce allergie, che non si fida, non ti vuole, non andargli vicino. Tutti, assieme ma soli. Assieme, te stai lì però. Chi sei.
- Senta. Scusi. Mi sono persa.
- Non è una novità.
- Mai successo prima.
- Cos’ha, dodici anni?
- Trentatre quasi trentaquattro.
- Accidenti.
- Pochissimi, a dire il vero.
- È fortunata, lei.
- Lo sarei non fossi qui.
- E invece.
- Eccomi.
- Ha già consultato il catalogo?
- Catalogo?
- Se non puoi abbandonarlo, arredalo. Il catalago per abitare felicemente le proprie infelicità.
- Senta, però.
- Dica.
- Ma questo.
- Mh.
- Dico, questo.
- Questo.
- Mi pare che stiamo un po’ esagerando.
- È la prassi.
- È una cagata, dai.
- La prego di portare maggiore rispetto verso le anime che disabitano questo posto.
- Ma lei.
- Mh.
- Lei.
- Dica.
- Come si chiama?
- Alessandro Baricco.
- A posto.