Mi chiamo Susanna e sono bellissima.
Ho i capelli neri, gli occhi verde petrolio, il naso all'insù e le labbra carnose come la Jolie.
O meglio come Irina Shayk e la Santanchè post acido ialuronico. Peccherò di iubris, ma assomiglio davvero ad Angelina, quell’Angelina. La più bella. La più brava. La più forte. Come me.
Da ragazzina ero sempre sola. Ero in sovrappeso, ho sofferto di acne e i vestiti inguardabili della mia adolescenza odorano ancora di Topexan. Ma adesso, quasi me ne dimentico. Non mi importa più.
Adesso, sono una ragazza normale. Solo, un po’ sopra la media.
Lo ammetto, la modestia è un esercizio che pesa. Io sono speciale, sì, ma come tutte le ragazze normali, ho anche dei difetti, anche se pochi -per fortuna- e assolutamente rimediabili; soltanto, non sono affari vostri.
Cambio spesso foto. Facebook, Instagram, Tik Tok.
Quando capita e voglio e sentirmi ancora più bella, non posso fare a meno di Gingham.
Non è il mio criceto, né il mio nickname su Netflix, né il mio hair stylist di fiducia.
È un filtro di Instagram. Facile e veloce e gratuito.
Con il tocco di Gingham, la mia pelle sembra di ceramica, i miei occhi più limpidi e profondi del lago di Braies.
Inutile affannarsi, ragazze, donne, bimbe. Alte o basse, grasse o magre che siate, la bellezza è una questione di filtri.
Un’architettura digitale.
Un delicato gioco di alte luci, contrasto e nitidezza, in cui vince chi scorre, guarda e mette like. Mica voi.
Tra le poche cose che mi avvicinano alle ragazze normali, annovero una preziosissima collana di smagliature in limited edition.
Alcune marcate ed evidenti, altre quasi invisibili, in esclusiva sul seno e con licenza sui fianchi; spariscono in un niente, un po' meno contrasto, più ombre ed alte luci e #staisenzapensieri.
Tutti i giorni mi impegno per essere la versione migliore di me stessa, la Susy che vorrei, come ha detto Chiara Ferragni in chiaraferragni #unposted.
E la Susy che vorrei, oggi sbarca su Tinder.
Le mie amiche lo usano da un pezzo. Io invece comincio proprio adesso. Per racimolare qualche cuoricino, fare qualche matching.
Per vedere che dicono quando scrivono in chat.
Per prendere in giro un po' di gente, per scovare vecchi assatanati già bloccati su Instagram e ridere di loro, vedere chi è iscritto con un nome falso.
Ho solo due obiettivi, su Tinder, come nella vita: farmi i fatti degli altri e sfidare i pregiudizi, i numeri della sfiga e di internet magari scovando qualcuno pseudo-interessante per fare due chiacchiere.
Due chiacchiere tranquille, senza volgarità.
Senza foto di pesci, uccelli, farfalle e altri animali normalmente avvezzi alle grottesche metafore sessuali di questa jungla virtuale.
Ma bando alle ciance: l'upload è completato.
Sorrido nella foto appena caricata, sapientemente scelta tra le 456788 presenti nella mia galleria. Quella dello smartphone, ovviamente.
Sono proprio bella. Luce, saturazione, contrasto. Tutto al punto giusto.
E vorrei anche vedere. Gingham non può fare tutto da solo.
Scrivo il mio indirizzo nella barra dei filtri di ricerca.
Faccio un search nelle vicinanze. Tra i risultati mi appaiono culi scolpiti a forza di squat, Fitvia e avocado.
Hashtag #wellness, #workout, #motivation.
Di solito se ci sono troppe foto di spalle vuol dire che il tuo viso non è proprio un granché. Io non ho questo problema.
Non so neanche come sia fatto il mio culo allo specchio.
A volte provo a immaginarlo con addosso un perizoma o un costume da bagno: un didietro bello sodo, tonico, duro come le ruote di gomma della mia carrozzina.
Sì, avete capito.
È lei che non mi permette di guardare il mio sedere, è lei che se lo gode tutto il giorno, impedendomi di girare video in cui ogni due per tre ripeto: confident, healthy e never give up, di farmi scattare foto mentre sono di spalle per colpa dei suoi manici.
È a causa sua se non posso dire agli altri di saper fare gli squat e gli esercizi a corpo libero, se non posso spararmi pose da Sirenetta Disney con il mare di sfondo. Però se qualcuno mi aiuta, posso comunque restare seduta a bordo piscina, guadagnare like.
E a differenza delle altre, non debbo preoccuparmi se ho la cellulite o meno. Non lo saprò mai né mai mi interesserà; non dovrò usare creme, né fare trattamenti, da seduta non si vede. Gingham e passa la paura.
Non cammino, non ho mai camminato, né credo lo farò. Ma se trovassi un feticista, potrei sempre inviare una foto dei miei piedi.
È vero, per un po' l'ho odiata a morte, questa carrozzina. Guardare il mondo da seduti non è sempre cosi cool. Ma quante cose osservi.
La mia carrozzina mi fa saltare code, ottenere riduzioni nei musei e nei cinema; mi fa vincere tornei, gatti di pezza al luna-park. Mi attira addosso sguardi impietositi di cui farei a meno, ma se ci penso, accade lo stesso alle persone anziane, a chi ha il viso sfregiato, a chi parla da solo, a chi cammina storto, a chi si veste in modo un po’ diverso dalla massa. A tutti, così come sono.
Quindi la mia carrozzina non c’entra granché; è solo un dettaglio, un dettaglio irrilevante, che in foto non si vede, perciò non conta.
Non fateci caso, fidatevi di me: io sono Susanna e assomiglio davvero alla Jolie.
Sono speciale, in tutti i sensi.
E lo so benissimo.
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