Germania Reale
Facciamo così: just keep doing it, man. Just do it, e taci.
Incredibile: è di nuovo domenica pomeriggio, ‘sta consueta stronza.
Ieri ho chiuso gli occhi giusto un paio di ore, dopo una notte a zonzo per la metropoli e dopo una serata a calcare molto malamente anonimi palchi berlinesi, e solo dopo aver sciolto la coscienza indefessa in un latte macchiato senza zucchero delle otto del mattino.
Ho dormito abbastanza per veder morire due volte la mia sorellina (non ricordo come), per saltare giù da un grattacielo di pongo d'una metropoli nero-africana (non ricordo perché), per rimaner a fissare una pallina da tennis appollaiata su un fiume andino ghiacciato che sarebbe continuato a essere solamente un fiume ghiacciato, se non fosse stato per il simpatico fumetto-con-freccetta in cielo che portava la scritta “Esto es un rio andino congelado” (non so chi l'abbia scritto).
[sai, non son mai stato sulle Ande manco de striscio, eh oh, non viaggio mai, ‘zo vuoi anche tu, che il pensier è quel che conta + se lo sogni vale doppio, tié, amazing, ciao, let’s move on.]
È incredibilmente domenica pomeriggio, ancora una volta, e io sono seduto sulla terra boscosa della riva del lago. L’acqua se ne sta lì e io me ne sto qui, ginocchia appoggiate alle spighe della barba sul mento (fastidio), abbracciato-stretto alle mie gambe bianche da estate in città (che pena), la gola mi tira e son pronto per un tuffo critico frignoso nel che-cosa-sto-facendo?, pronto ad un potente niet di piscio, vento contrario e schizzi di pleonastica melancolia.
Rossella mi sta accanto, ascolta il ritmo del mio respiro inesistente e ha già capito tutto: this tall guy is about to explode e ne dovrò raccogliere i trucioli, neanche 'sto giro posso leggere in pace, a scatafascio finisce.
Alle ore 17 gli ingredienti sono: disfattismo 10Xcento, stanchezza 40Xcento, atrofia mentale con panica sensazione di gran vaffanculo 20Xcento, questioni puerili irrisolte 20Xcento, scazzi aggiunti 10Xcento.
"Voglio tornare a vivere in Italia."
Gneeee
Gneeeeeeeeeeeeee
Gneeeeeeeeeeeeeeeeeee.
"Ale..."
Fisso lo splash delle onde cadenzare l'infinito che c'ha portato qui a suon di tic-tac d'istanti isolati, l'angoscia monta, odor di zolfo, odor di mucillagine schifosina che stai serena che non entrerò mai e poi mai in acqua, attorno a me pini marittimi, betulle, cespugli, cortecce, radici che squarciano la superficie sabbiosa tipo vene varicose, pezzi generici di legnetti, ragni d'acqua, anatre (germani reali) e anatroccoli, coccinelle, l'i-phone4 a casa a starsene zitto e spento.
Da lontano vedo i tedeschi seduti in darsena con le gambe trallallero a penzoloni, succhiano il fottuto calippo alla cola, flirtano, bevono le bionde, si sfrangano i coglioni di noia matrimoniale, qualche monokini, calze e sandali, barbe rade, no irsutismo, no governo del cambiamento, no colle, no rosario.
"Niente di quel che faccio è mai valso un cazzo."
"Non è vero, pensa positivo, guarda avanti."
"Sto guardando indietro, che davanti non c'è ancora niente."
"Allora guarda bene indietro, e non dire menate."
"Sì, ma tutto questo lavoro per nulla? E guarda dove sono, son qua a cercar quiete e ristoro dai germani reali, son qua a farmi mancare mamma e le sue polpette di cavolfiore, son qua che già mi deprime pensare che presto morirà anche Terence Hill... poi però la gente pensa ch"
"Chi è sta gente? A chi ti riferisci?"
"Eh, la gente."
"Ale, sei solo stanco, amareggiato. Tu lo sai cosa vuoi fare. Non ti deprimere. Continua a fare."
"Arte."
"Arte!"
"Si però, le bestemmie, davvero. É dura, o son io poca roba."
Seguono acidità, morbidezze, acidità, voce alta, acidità, mezze grida, carezze, du palline di passiv-aggressiv, prospettive pirandelliane condensate in cento Boh e mille Non so, non ho detto questo, mi hai frainteso, voce bassa per simulare atarassia, altre carezze, amore, amore, amore, je te vojo bene assaje by Liberato, Amedeo Minghi & Mietta.
Tolgo le Adidas e i fantasmini, mi scanottiero, mi avvicino all'acqua con la fanculanza ferma e sibillina di Mr Crocodile Dundee, m'immergo, nuoto, mi allargo, guardo Rossella leggere Murakami, mi gonfio gli occhi, lacrimo, m'assesto, mi guardo allo specchio nel cielo limpido e clemente di fine agosto, butto la testa sott'acqua (bleah), risalgo, galleggio in preda a vortici immaginifici.
"Come devo continuare ad agire?", mi chiedo.
Da dietro qualcuno mi bussa le spalle con qualcosa di morbido e piumoso.
Mi volto, davanti a me un germano reale d'una certa età che mi guarda, si porta l'ala al becco come per coprire un colpo di tosse e si schiarisce la voce.
"Just keep doing it, man. Just do it. E taci. E vai tranqui: per fortuna non è sempre domenica."
:-(
:-)
Ok, germano.
"Rooooossssss! Roooooosssss! Salta dentro, c’è n’acqua oggi...un brodo!"