Gli eredi
Quelli che arrivano, sostano e ripartono
sono tuoi figli. Il prodotto delle tue parole.
Delle vostre paure.
È come essere le figure scolpite di una vecchia fontana
di quelle che dall’alto
geminano verso il basso
copie via più piccole ma
nei tratti evidenti
fedeli alla figura principale.
Una creatura priva di sesso
il capo brunito dallo spargimento del tempo
gli arti ancora forti, ma scheggiati dalla rivoluzione delle stagioni
Vomita un getto pieno e convinto
sicuro e incontrovertibile
nella bocca delle sue creature
velate da una patina di zuppo muschio.
La schiena incurvata, ricevono il getto
lo fanno proprio, ne metabolizzano il senso
e incerte ne rigurgitano una debole versione
nella bocca della prole generata ai loro piedi
raddoppiata di numero.
Ora le figure sono mutate, stanno perdendo la fierezza
dell’originale.
La bellezza dei primi figli, i loro padri.
Alcune ne hanno conservato il fascino
altre, invece, sono deformi nel volto
straziate di dolore.
Ricevono un fiotto di seconda mano, vomito d’ubriaco, che
ne lucida la superficie, li rende oleosi.
Ne acquisiscono i fondamenti ma la forma, storpiata dall’incrocio
fa sì che parte di questo fiotto ristagni nel loro corpo
consentendo la sola fuoriuscita degli scarti:
ciò che nella lingua comune
viene denominata paura.
E la paura passa in uno stillicidio di bava biliosa
per le bocche assetate degli ultimi figli
Una schiera di creature macabre, incalcolabili
accartocciate dalla paura tramandata
dall’alto verso il basso.
Non hanno arti definiti, il petto incavato
la superficie corporea lurida di contro-schizzi
che rimbalzano sulla superficie della vasca
ferendoli.
E su di loro si apre una larga pozza d’acqua residua.
Fatica a defluire nei canali fognari
ricettacolo dei resti delle frustrazioni
e di ciò che non è stato fatto
della mancanza d’iniziativa
dell’odio scagliato contro i propri simili
della perdita, dell’errore.
I passanti
guardando questo perpetuo vomitarsi
ammaliati dalla bellezza del monotono sublime
gettano una moneta nella speranza di un’esenzione della pena.
E la pozza accoglie sul fondo
la ricchezza della pietà
tendendola come offerta di una malia
pronta a fagocitarci
tutti
ancora una volta.