Gommista
È la prima volta che scrivo, questa settimana. Ho passato moltissime ore ad ascoltare gli altri, per dovere e per piacere. La cosa, devo ammettere senza alcun giudizio, mi ha asciugato parecchio. Ho passato moltissime ore ad aggirarmi nei miei stessi pensieri, seguentemente alle parole degli altri perché, anche quando non ce ne sarebbe davvero bisogno, mi accalco. Ammonticchio. Disordino. Esubero. Quando mi chiederanno cosa so fare, una volta che sarò parecchio morto, dirò che sono un esperto di logistica dei pensieri: non importa il numero di elementi o il risicato spazio di un cranio, mi adopererò per riordinarli. Ascoltare le parole altrui è un bel lavoro e io, che non so mettere alcun limite a questo esubero, mi porto il lavoro avanti e indietro per giornate intere. Lo metto un po’ di qua, lo metto un po’ dentro la PlayStation, lo metto un po’ dentro all’attività di ininfluencer, ci faccio delle passeggiate che mi domando spesso dove vai, Alberto, con tutti questi pensieri?
Non lo so, vado. Vado che così mi stanco e piano piano il carico si alleggerisce e le cose della vita me le sento più facili. Quelle che restano lì invece sono quelle che devo esaurire prima di addormentarmi, come il mostro finale del livello e siccome sono una pippa ai videogiochi non mi addormento mai troppo sereno. Mi sveglio senza serenità, ho un nervoso a fior di pelle che il caffè, il tè, lo yogurt, vai in bagno, metti in ordine perché questo non è un ufficio, non è uno studio, non è una palestra è, nel miglior caso, una casa. Con una vista fuori che ve la raccomando: tutto grigio. Mica colpa della casa, però che due maroni.
Sono molto, molto, moltissimo affaticato. Questa settimana sono stato da solo il tempo di una corsa in bus o in auto, finendo sempre per fare una grande fatica, perché sto lì e non so cosa fare, non posso passeggiare, non posso distrarmi, posso solo stare lì con questa mole di pensieri da riordinare perché se non li riordino, poi muoio. Muoio malissimo, sempre, per forza. Vivo un horror vacui che si allarga a grande velocità. Dentro l’horror vacui, lo spavento. Dentro lo spavento, non saper reagire. Dentro a non saper reagire, sentirsi ultimi. Dentro al sentirsi ultimi, il desiderio di sparire. Dentro al desiderio di sparire, il desiderio di imparare a dire al mondo fuori che siamo a posto così, davvero e senza rimpianti, nulla di personale tutto di ruolo. Non vi sopporto, non mi sopporto, non sopportiamoci e lavoriamo per mettere a posto questo cambio gomme mentale un po’ come faceva mio zio che siccome si annoiava mortalmente aveva imparato a farsi il cambio gomme da solo. Una volta non gli era riuscito e ha dovuto chiamare il gommista a casa, nel garage.
Ma non sono davvero capace di dirlo, così mi prendo le chiacchiere, i pensieri, le ore, i dubbi, le migliaia e migliaia e migliaia di parole altrui e le metto un po’ dove capita e parto a riordinarle.
Quando finisco di riordinarle mi siedo al tavolo in soggiorno, è lunedì mattina, piove, chiamo il gommista a casa.