Grande Distribuzione Organizzata
Nell’enorme parcheggio stava sorgendo il sole, portando con sé una luce abbagliante al limite del sovrannaturale. Fuori era ancora umido e fresco, tra qualche ora, con il sole alto nel cielo, si sarebbero asciugate tutte le gocce.
Mancavano ancora alcuni minuti. La gente strepitava e si appostava in file disordinate con i coupon in mano. Era la giornata dei grandi sconti, imperdibili, del cibo a basso prezzo delle corse tra le corsie.
Molte persone erano in tenuta da corsa e marsupio. I colori fluo delle scarpe dal ginnastica emergevano vividi dal grigio dell’asfalto.
Migliaia di persone, come una maratona.
Le luci all’interno del grande supermercato si sono accese alle nove precise, così pure i sensori delle porte scorrevoli hanno lanciato il segnale della loro apertura con l’accensione dei led verdi.
Le persone si fiondavano dentro armate di carelli, carretti e borse.
Il posto era gigantesco, un accumulo infinito di scaffali e grandi insegne atte a indicare le direzioni da prendere a seconda dei vari reparti del supermercato.
Il giorno della grande promozione era manna dal cielo. Studenti, senzatetto, famiglie numerose o meno numerose, qualche possidente di auto di lusso. La città si era riversata li. Ogni persona era disposta a tutto per la sua spesa conveniente. Per una giornata sottocosto.
Barrette ai cereali e cioccolato, 20 centesimi! Alcuni ragazzi hanno capovolto delle cassette di frutta e verdura più o meno vuoti e si sono istallati in una delle corsie predisposte a banchi frigo. Per terra giacevano lattughe e melanzane rattrappite. Aprivano le barrette e se le mangiavano, chiacchierano tra di loro concitatamente mentre bevono del succo ace. La gente si riversava tra le corsie correndo con i carelli stracolmi. C’è chi si faceva avanti a gomitate preso dalla frenesia del momento. Era necessario cambiare la propria moka del caffè, il tappeto per il bagno, lo spremi agrumi e il pela patate.
Gli yogurt non finivano mai e man mano gnocchi e tortellini finivano nei carrelli dei passanti ammaliati dal sottocosto.
Grandi tinozze maxi alte un metro e mezzo, trasparenti, di vetro, con un delicato coperchio anch’esso trasparente e di vetro sono poste ordinatamente in modo che ogni quattro si formi un cerchio. le tinozze sono piene di sugo di pomodoro ancora caldo, appena fatto.
Le persone si avventano sui grandi barattoli: chi ce la fa ne tira su uno, ma per molti l’impresa si fa ardua. I coperchi si crepano, i lati delle tinozze si scheggiano. Molto pomodoro cade sul pavimento della corsia. Alcune persone armate di mestolo recuperato nel reparto oggetti per la casa, riempiono barattoli più piccoli, spintonati da altrettante persone che vogliono fare la stessa cosa. Quello che riamane sono schegge di vetro e chiazze di pomodoro come a segnalare la scena di un delitto.
Le corsie meno illuminate sono quelle delle farine e del riso. Un buon posto per fare una sosta dal trambusto, e un buon posto anche per gli appassionati impastatori di pane fatto in casa: un po’ sognatori, un po’ mistici.
Ci sono di tantissime tipologie diverse di riso. Dieci famiglie di origine asiatica attaccano i grandi sacchi di riso e farina di tapioca con piccoli coltelli appuntiti e i bambini riempiono sacchetti più piccoli recuperati dalle borse dei loro genitori, che nel frattempo li incitano battendo le mani a ritmo costante come dei tamburi di guerra. Tutto andrà passato alla cassa, quindi ogni persona si premura di recuperare i codici a barre.
La sorveglianza all’uscita è strettissima. Un uomo armato ogni cinque avventori.
All’interno del supermercato gli addetti si sono da tempo rinchiusi in magazzino. Giocano a carte e fumano. Nessuno ha il coraggio di passare attraverso le corsie in pieno tempo di razzia.
Alcune neo-mamme creano una sociale davanti alla fila degli omogeneizzati e dei succhi per bimbi. Lasciano i passeggini con i pargoli dentro a leccare vasetti e bere succhi, prontamente aperti e muniti di cannuccia. Alcuni di loro gattonano fuori dai passeggini e si mettono a giocare con i vasetti posti più in basso tra le corsie, trascinandoseli dietro in un concerto di tintinnii.
Ma le madri sono già lontane: al reparto profumeria fanno incetta di trucchi creme e vari agenti imbellettanti. Provano rossetti e ombretti di duecento colori.
- Come ti sembro?
- Divina tesoro!
- Allora ne prendo dieci! Sia mai che rimanga senza, prendo anche il color corallo che secondo me per l’autunno da un tocco di luce al viso che neanche ti immagini!
I bagnoschiuma erano infiniti e riempivano i carrelli con facilità, ogni profumo a basso prezzo era una scorta garantita per le future docce aromatiche e i bagni e i Sali e le infusioni.
Alcune ragazze avevano fatto incetta di dentifrici, assorbenti, trucchi e quant’altro, ed imbellettate si dirigevano come pantere verso il reparto caramelle. Lì era un ottimo posto per mostrare i loro sederi ai maschi che intanto masticavano vermi gommosi seduti a terra, tra patatine e lattine di birra vuote. Il corteggiamento inevitabilmente finiva nel vivaio del supermercato, dove tra le piante emergeva già qualche gemito di piacere.
I gattonatori, che ormai avevano formato un piccolo esercito, si dirigono intuitivamente verso l’ampio angolo dei giochi, afferrando tutti i pupazzi e facendo cadere a terra tutte le confezioni di puzzle. Se li abbracciano e ci dormono sopra, con le manine e il viso sporchi di omogeneizzato. La corsia sembra invasa da una patina di vomito al sapore di pera e di manzo. Sembra che suonino cento carillon contemporaneamente, dando l’effetto di altrettanti orologi a cucù rotti.
Il reparto più illuminato del supermercato è il banco dei freschi. In quell’area non si può sgarrare, no di certo. Le persone si sistemano, riprendono il loro piglio e il numero. Il direttore al banco aveva messo i suoi dipendenti migliori: sangue fermo, non simpatizzate con nessuno. Undici affettatrici affettavano contemporaneamente etti su etti di crudo, cotto, speck. Vaschette di fritti al momento, burrate e ceci in rosso partivano felicemente dalle bilance per entrare nei carrelli degli acquirenti e avventori della grande giornata sottocosto-svuota tutto. Al banco dei freschi si era per forza rilassati e cortesi. Un punto di ristoro nel cuore della foga del grande giorno del supermercato. Giovani uomini e giovani donne che aspettavano il polletto arrosto scambiavano quattro chiacchiere sulle ultime letture o le ultime uscite al cinema. Gli anziani nell’attesa della chiamata del loro numero si appostano su delle panchine di legno messe lì per l’occasione, chiacchierano e controllano di aver preso il pane giusto al self-service alle loro spalle.
Verso il pomeriggio si potevano osservare i migliori accadimenti in reparto arredo per la casa, dove madri incinte si contendevano le poltrone massaggianti assieme ai vecchi col deambulatore, in una serie di file sconnesse e brontolii. Volavano di tanto in tanto pantofole già appaiate e calzini dal reparto intimo.
Giradischi giravano e mandavano diverse colonne sonore ad innamorati con bottiglie di vino alla mano.
Alcuni invece testavano sui pavimenti lerci di briciole delle persone che erano già passate di lì, gli ultimi modelli di aspirapolvere più all’avanguardia.
Ormai le padelle, le pentole e i bicchieri erano già stati razziati e messi nelle migliaia di carrelli. Rimanevano vetri rotti, thermos aperti e scheggiati, contenitori senza coperchi e coperchi senza contenitori.
L’area giardinaggio era diventata una grande area sollazzo: i rotoli di erba sintetica erano stati srotolati e i ragazzi fingevano di essere su prati verdi a osservare il cielo, gli ormoni placati dopo qualche vasetto di crema al cioccolato. C’era un dolce profumo di patatine.
Le trentacinque casse in funzione erano un continuo bip, i commessi separati da un alto divisorio, facevano passare gli articoli, o quel che ne restava con velocità e occhio pronto. Sotto ogni desk si trovava una pistola narcotizzante pronta ad ogni evenienza, non appena un cliente avesse rotto le fila serrate del pagamento alla cassa. La via di uscita era una e unica. Durante il grande giorno i cassieri si alternavano in turni di tre ore. La pressione poteva essere molto alta, ecco perché ognuno di loro aveva fatto delle esercitazioni fisiche e psicologiche con ex agenti del Mossad. Era normale vedere persone che ogni tanto svenivano in fila, o che nascondevano sotto la giacca sacchi di riso. Era importante rimanere saldi e in grado di fermare eventuali sommosse. Tutto doveva essere venduto e niente perso, ogni confezione piena o vuota che fosse, doveva passare per la cassa.
Tutto il supermercato era tappezzato da videocamere a circuito chiuso monitorate ogni secondo da una divisione strettamente sorvegliata da agenti di vendita nel retro dei magazzini.
Lo spazio sembrava infinito. Ogni persona correva qui e lì, famiglie con due, tre carrelli, che lavoravano in squadra per la spesa dei prossimi due mesi. Tre senza tetto correvano per le corsie tra vino in bricco e pane alle olive, dirigendosi spediti verso la lunga schiera di casse. Gli anziani alle cinque erano già fuori, sia mai che si mangi dopo le sei.
Alle sette di sera in punto gli altoparlanti annunciano con rigore che il negozio chiuderà tra trenta minuti.
A quel punto le persone si riversavano sulle casse spingendosi e strattonandosi, i gattonatori erano stati recuperati dai rispettivi procreatori; le ultime cose venivano prese in fretta e furia dagli scaffali, afferrate di corsa, con spasmodiche mosse arrabattate e fronti imperlate di sudore. I ragazzi si alzano, raccolgono la loro roba e con innocenza raggiungono le casse. Peccato non aver fatto scorta di nulla, si erano bevuti e mangiati tutto quello che avevano nei carrelli.
Un ultimo giro tra biscotti e tisane rassicurava i single per l’inverno, inoltre era una buona corsia per scambiarsi i contatti.
Alle ore sette e trenta il super-supermercato era ormai vuoto. Le luci si spegnevano un po’ alla volta, mentre il grande parcheggio si svuotava.
Alle ore 00, una grossa esplosione sveglia le anime della città. Il supermercato è completamente raso al suolo, in mezzo a polvere e calcinacci emergeva qualche indeformabile padella antiaderente, i rotoloni da cucina prendevano fuoco che neanche il giorno della befana.
L’area venne in pochi giorni circondata da un alto recinto di metallo spesso. Nessuno per anni ne ha più parlato.
Ora, al posto del super-supermercato, c’è un grande parco.
I ragazzi guardano il cielo sdraiati sull’erba. C’è chi fa pic-nic e si scambia qualche bacio tra una bottiglia di vino. Gli anziani gongolano sulle panchine parlando del tempo che fu, al sicuro sotto i loro cappelli.
Gli allora gattonatori, scorrazzano che quasi sembrano smarriti nel parco, inseguendo conigli e accarezzando le cortecce degli alberi in silenzio.