Il Pezzo
C’è qualcosa che manca
Manca un Pezzo.
Manca un Pezzo di forma esagonale
in questo alveare di pezzi uguali e contrari che si stende sino a obliarsi nell’orizzonte della nostra limitata comprensione.
Manca un Pezzo
e dove manca
L’assenza colma lo spazio
ed è tanto visibile
da far distogliere lo sguardo
da schermarsi la visione periferica con un giornale inzuppato
L’inchiostro sbavato dice che manca qualcosa
Manca un Pezzo.
L’assenza del Pezzo fagocita
ciò che ti ha permesso di fuggire
ciò con cui credevi di salvarti
ciò che avresti dovuto ottenere
ciò che ti era stato promesso
ciò che ti ha illuso di potere evitare
Evitare coloro che se ne stanno sul ciglio dell’assenza
L’assenza del Pezzo che fagocita te
E mentre vai dimenandoti
In mezzo alle persone e alle qualità
che hai perso e barattato negli anni
Dal ciglio
questi sconosciuti dal volto sfocato
questi parenti alla lontana che si martoriano le mani
questi professori scoraggiati
questi datori di lavoro diffidenti
questi disoccupati recalcitranti
questi detentori di un potere che ha perso la fiducia del cittadino
ma che è fatto della stessa sostanza del suo elettorato
questi portatori di denaro frusciante idolatrati dalla distanza di uno specchietto portatile
stanno chinati in avanti lasciandosi andare in vomito e merda
e, tra un conato e una scorreggia, non mancano di puntare il dito
dando a te la colpa
Dando a voi la colpa, perché non sei solo tra gli sconfitti
siete tanti, ammucchiati l’uno sull’altro
scossi dal tremito del sentirsi soli
lo stesso tremito che coglie dopo un turno di dodici ore senza pausa pranzo, sulla carrozza del treno di ritorno verso casa
nauseati dai rantoli di disperazione che fingete di non sentire
quando evitate di guardare in basso verso un altro sconfitto
che vi tende un arto
come richiesta di un attimo di resa.
No, non sei solo tra gli sconfitti.
Ti senti
solo.
Ora ci sono altre cose che mancano
Mancano altri Pezzi
E le persone che facevano capannello attorno alle assenze
Si disperdono in piccoli gruppetti rumorosi
mani in tasca
pacche sulle spalle
selfie scattati con soddisfazione, petto gonfio
labbra pronunciate
sguardo ammiccante
Lasciando cadere a terra oggetti superflui che verranno presto sostituiti
da altri oggetti da confrontare con altri
da esporre a un pubblico assente
da gettare via l’attimo successivo.
E nella mancanza di Pezzi, fra i buchi dell’assenza
si dirama la via del non necessario
Ma dal rarefatto confine della pienezza che rimane
mentre altre tessere esagonali
si consumano e perdono nell’oblio del friabile
Un’ultima alleanza di esseri umani votati allo sperare in un futuro ancora realizzabile
trascinando una corda pesante imbevuta di sostanze collose
solca mari scossi da tempeste non programmate
valica montagne riarse da un sole carico di risentimento
supera la calca in direzione contraria
tirata dal vento di un violento bisogno dell’effimero
verso la banale fine di un giorno uguale a un altro
conquista le piazze dei centri storici, già popolate
da occhi increduli, da smorfie di sarcasmo
da mani cadute in un gesto d’indifferenza
da spalle girate in direzione di un negozio di vestiti
mostra pacifici messaggi di protesta contro
un ottuso dispiegamento d’armi.
E la corda lascia un segno sugli esagoni rimasti
sui pezzi che resistono
E la corda pulisce la strada dal superfluo
E la corda viene calata
raccogliendo gli ansimanti
recuperando gli smagriti
tirando in alto i miseri
prendendo anche te
E fa in modo che l’assenza
torni ad essere
presenza
La presenza del Pezzo.