In solidarietà
Chi fa il Politecnico sa che è un’esperienza totalizzante. Chi fa la Paolo Grassi sa che è addirittura peggio. Passi tutto il tempo a provare, i tuoi compagni di classe diventano i tuoi migliori amici, la tua famiglia e, a volte, anche i tuoi fidanzati. Chi fa la Paolo Grassi la fa perché ha un tipo di progettualità per la vita ben chiaro e perché prima e durante ha dovuto farsi in quattro e sputare il sangue per riuscire a prepararsi ed a mantenere i ritmi di lavoro. È un ambiente di lavoro molto sano, ma per crescere spesso devi andare in crisi con te stesso e le convinzioni che hai avuto fino a quel momento.
Per quanto studiare qui sia il mio sogno da quando ho quindici anni, ultimamente faccio una fatica terribile. Sto preparando la sessione, ho delle consegne da fare a cui arrivo sempre all’ultimo minuto e l’ultima cosa che vorrei fare, in alcune di queste giornate, è andare a provare dei pezzi. Che spesso, tra l’altro, non mi vengono. È frustrante a dei livelli difficilmente replicabili.
Un anno esatto fa ero nella stessa situazione: ero stato bocciato ad un esame, la mia ragazza mi aveva lasciato e non avevo studiato bene la parte. A metà della scena mi fermai e dissi al mio docente di recitazione di scusarmi, che non ce la facevo perché in quel momento non avevo la testa per concentrarmi, sentendomi veramente stupido.
Mi disse che recitare è difficile e noi non siamo delle macchine. Che a volte devi andare in scena anche se avresti solo voglia di dormire. O di scopare. O di fare dell’altro. A volte perché sai già in anticipo che non raggiungerai il culmine. Concluse dicendo che, per quanta fatica facciamo, di non perdere mai il motivo delle cose che facciamo. Non dissi più una parola per il resto della lezione.
In questi giorni, in cui la sessione mi affligge, non riesco a spingere come dovrei, sono stanco e oberato di lavoro, avrei solo voglia di dormire. O di scopare. Poi ieri sera sono entrato in Accademia e ho visto questo disegno affisso sopra la porta della stanza in cui facciamo lezione.
Dario Fo, forse la persona che più di tutte ha condizionato che io nella vita stia provando a fare questa cosa qui. Un esempio a livello attoriale, drammaturgico, autorale, politico e umano.
“Per non perdere il motivo delle cose che facciamo”.
Inspiro e vado a lezione.