La revisione della memoria
Chissà cosa sognano i miei amici quando sognano. Chissà se il treno arriverà in orario o mi perderò ancora qualche mezz’ora con il naso piantato sul finestrino. Chissà se dentro i social c’è il mondo e dentro al mondo l’universo e dentro l’universo le briciole di pane la domenica a pranzo dai miei. Chissà se questa o quella canzone, meglio questa. Chissà se l’amore si rovina davvero e quando se ne va resta qualcosa. Chissà in Mazzini come va. Chissà se posso permettermi i cambi, i traumi. Chissà se in mezzo alla strada un giorno mi dirò che ok si può diventare padre non solo di un’idea, al massimo due. Chissà se i tatuaggi poi mi passeranno come il raffreddore che quest’anno ancora tarda a venire. Chissà cosa direbbe Coco del ritorno del rap con il metal. Chissà se invece di una scuola di scrittura un giorno aprirò una scuola di lettura. Chissà se il caffè fa male. Chissà se contano solo i numeri sotto i video, vicino al titolo, sui biglietti, sulle pagine. Chissà come vivono in Mali, in Mongolia, in qualche paese del Guatemala o del Costarica. Chissà come se la passa il proprietario dello stabilimento a Porto Palo di Capo Passero, quello che affaccia sullo Jonio. Chissà se a forza di partire poi un giorno ritornerò. Chissà se mettere ordinatamente in fila le cose, dividendole in parti discrete, è stata una scelta saggia. Chissà come vivono quello che vivono dentro la tv del pomeriggio. Chissà se il caldo di quando rientri in casa è un parametro del benessere. Chissà quanto era importante quella parola non detta, quel gesto mancato. Chissà se faremo bene.