Un'orgia così non la praticavano da almeno un decennio. E l'odore agrodolce di quella stanza chiusa è il racconto di una voglia finalmente realizzata: sesso creativo ed estatico, una trilogia dell'amore bagnato, nella quale tutti partecipano e dischiudono i boccioli del desiderio.
La stanza non ha finestre e le lenzuola sono indecenti, l’odore è sudicio ma buono, selvaggio ma meravigliosamente attraente. I corpi si combinano e si penetrano fra miagolii di piacere e lapilli di sudore, un quadretto di bellezza carnale che abolisce i filtri della collettività e lascia che gli istinti primordiali divengano violenti. E limpidi alla maniera dell’acqua. Erano almeno dieci anni che non trovavano il coraggio di spogliarsi e mischiarsi, frenati da qualche impaccio ingiustificato. Tutto quello che avevano a lungo desiderato era mangiarsi vagine e peni, gustarli in profondità e lunghezza, assaporarne le secrezioni luride guardandosi negli occhi socchiusi. Senza vergogna, senza opinioni. Infilzarsi da dietro, urlare di dolore, schiavizzando i propri corpi sotto il peso della brutalità, un quadretto di bellezza carnale che distrugge la decenza, effonde l’amore.
Qui dentro un'orgia così non la praticavano da almeno un decennio. Qui dentro nelle mie tempie vasodilatate. Nella mia testa matta, amico mio, nella mia testa idiota che stasera è il trono dove siedo e assurgo a Iddio. E l'odore agrodolce di questo fast-food vizia l’appetito tossico che stasera ha salito le scale del mio ipotalamo in tachicardia.
Farfuglio qualcosa da mangiare alla commessa vestita di giallo e rosso. Ancora la sento la rissa qui dentro, la scazzottata fra le scimmie della mia testa di cazzo drogata, nelle gabbie del mio cervello affumicato e bruciacchiato e chimico, mentre affondo i denti nell'hamburger più buono di questo mondo.
Ci bevo sopra per ingerire il bolo e già mi penso lontano da questo parcheggio di merda. A navigare fra il sudore acido e gli umori intimi di chi voglio amare stanotte, mentre nella mia testa riprende la giostra delle scimmie.
Quell’orgia dissennata.
Infine crollo flaccido e pietoso su un corpo nudo
che per fortuna tace
e in silenzio si vergogna di me.
Buona.