Margherita cammina a passo veloce lungo la Rambla di Barcellona, facendo zig-zag tra la gente mentre trasporta un pesante zaino sulle spalle. Ha i capelli sfatti e il viso leggermente arrossato dal caldo. Il lungo viale della Rambla attraversa la città da Plaza Catalunya fino al mare ed è uno dei luoghi turistici più affollati di Barcellona. Per questo Margherita aumenta il passo fino a sentire le pulsazioni del suo cuore accelerarle dentro il petto: bum- bum- bum!
Inizierebbe a correre se non stesse trasportando quel grosso peso sulle spalle. Svolta a destra, percorre una stradina con l'assoluta sicurezza di chi sa dove sta andando e non vede l'ora di arrivare a destinazione. Poi inizia a rallentare il passo finché il suo sguardo si perde tra le meraviglie del luogo che più le è mancato della città: Plaza Real.
La piazza si estende davanti a lei in tutta la sua bellezza: gli alti edifici, disposti lungo il perimetro quadrato dello spazio, la fontana al centro, le palme tutto intorno. Ogni cosa è rimasta al suo posto. Margherita sente un tuffo al cuore simile a quello che provava da bambina quando andava in altalena e gridava alla mamma: “Più in alto! Più in alto!" In quei momenti le sembrava davvero di poter volare: si spingeva più forte che poteva con le gambe e sentiva che il cuore le diventava così leggero che quasi aveva paura le potesse sfuggire via. Anche adesso Margherita alza lo sguardo verso l'alto: è una bellissima giornata e i tetti degli edifici circostanti brillano sotto la luce del sole. Per quanto si sforzi, non riesce a ricordare l'ultima volta che è stata in quella piazza, sa solo che aveva bisogno di accertarsi che quel luogo fosse rimasto lo stesso.
Aveva provato un brivido nell'acquistare il biglietto aereo per Barcellona, una specie di sensazione di panico che normalmente percepiva quando si accorgeva di aver dimenticato qualcosa d’importante e iniziava a correre il più veloce possibile per andare a recuperarlo. Ora Margherita è a Plaza Real e sente che le cose sono al loro posto.
La prima volta che ha calpestato quella strada aveva cinque anni ed era insieme ai suoi nonni. Si era fatta inseguire per qualche metro e poi aveva infilato la mano nell'acqua della fontana, facendo un'espressione buffa perché non se la aspettava così fredda. I nonni avevano riso e lei si era sentita speciale. Più di dieci anni dopo si era ritrovata in quella stessa piazza senza nemmeno accorgersene; era l'inverno dei suoi diciotto anni e aveva deciso di andare qualche giorno a Barcellona con delle amiche. Avevano passato la serata a ballare e, all'uscita della discoteca, la ragazza si era accesa una sigaretta mentre fissava incantata le lucine che illuminavano Plaza Real. "Questo posto è magico!" aveva detto ad alta voce mentre si godeva la bellezza della notte e l'effetto della tequila sale e limone. A diciotto anni tutto le sembrava possibile e poteva vivere senza avere fretta.
Margherita oggi ha poco più di trent'anni, a volte si sente ancora una ragazzina alla ricerca di nuovi sogni da inseguire, altre invece pensa che dovrebbe fermarsi e tenere i piedi per terra. Ma non a Plaza Real. Quello è il luogo dove nulla la può spaventare e la guerra fredda tra le sue possibili vite passate e future trova finalmente la pace. A Plaza Real Margherita può avere cinque , diciotto, trentacinque o cinquantasei anni e non farebbe nessuna differenza.
Tornare in quel luogo magico la fa sentire finalmente libera di riconciliarsi alle sue emozioni. La sua anima torna a essere leggera, come quando la mamma la spingeva in altalena, come il suono della risata dei suoi nonni, come sentire il profumo di casa dopo tanto tempo.
Trrrrrr! Trrrrrrr!
I pensieri di Margherita sono interrotti dalla fastidiosa vibrazione del suo cellulare, è la sua amica Silvia. Sicuramente sta chiamando per sapere se è arrivata. Le due ragazze si sono conosciute cinque anni prima, proprio in quella città e, anche se vivono lontane, trovano sempre il tempo di vedersi almeno un paio di volte l'anno.
"Allora? Tutto bene il volo?" Chiede Silvia con il suo solito tono allegro.
"Tutto bene! Poi ho preso l'autobus fino a Plaza Catalunya, avevo voglia di fare un giretto da sola, ma appena esci dall'ufficio ci vediamo! Non vedo l'ora di abbracciarti!"
"Anche io! Ti scrivo appena finisco allora!"
"Perfetto, a dopo!"
"Margherita..."
"Dimmi"
"Sei a Plaza Real, vero?"
"Sono così prevedibile?"
"No, sono io che ti conosco bene e voglio che tu sappia che sono fiera di te”.
Margherita chiude la chiamata e, mentre rimette in tasca il cellulare, le scappa un mezzo sorriso.
A volte è difficile capire quando nasce un'amicizia. Sicuramente non inizia quando due persone si stringono la mano per la prima volta e nemmeno quando iniziano a uscire insieme. A volte un’amicizia nasce nei momenti più inaspettati. Un giorno si ride per la stessa battuta stupida che nessun altro capirebbe. Oppure ci si ritrova a difendersi in un momento di difficoltà. Margherita pensa che il momento in cui nasce un’amicizia sia quando le capita di pensare: "Sono proprio fortunata ad averti nella mia vita". Di Silvia lo aveva pensato per la prima volta una sera di Agosto in un locale spagnolo di musica dal vivo, dove un gruppo jazz stava suonando mentre le due ragazze bevevano vino e spizzicavano qualche tapas. Margherita in quei giorni era parecchio triste, continuava a pensare che non avrebbe dovuto lasciare il suo ragazzo e che si sarebbe presto pentita anche della sua decisione di trasferirsi per lavoro in un'altra città. Stava per scoppiare a piangere quando, sulle note di "Feeling Good", una signora, seduta al tavolo di fianco al loro, si era alzata, cantando in modo incredibile e del tutto spontaneo tra gli sguardi di stupore e gli applausi di tutti i presenti.
"Sarebbe bello essere così" aveva commentato Margherita asciugandosi le lacrime. "Vivere ogni momento con assoluta naturalezza, non avere sempre paura di sbagliare e di voler tornare indietro per rifare tutto in modo diverso”.
"Ho avuto un'idea!" Aveva risposto Silvia con il suo solito sorriso stampato in faccia. "Scegli un posto che ti piace qui a Barcellona e lasciaci tutti i momenti del tuo passato che ti impediscono di andare avanti. Lasciali qui e torna a prenderli solo quando lo vorrai”.
"Ma sei impazzita? Non si può fare così!”
"Perché no? Certo che si può fare! Ed è più semplice di quello che credi, te lo assicuro!"
"Tu l'hai mai fatto?"
"Sì, parecchio tempo fa. Avevo bisogno di fare spazio nella mia testa e l'ho fatto. A volte bisogna fare ordine, altrimenti sai che confusione?"
"E ha funzionato?"
"Certo che ha funzionato. Quando ho sentito che ero pronta sono tornata a prenderli e non facevano più male, avevo solo bisogno di trovare il posto giusto per tenerli con me"
"Mi stai prendendo in giro, vero?"
"Non ti sto prendendo in giro!”
“Quindi stai dicendo che posso mettere da parte tutti i ricordi che non voglio portare via con me e quando sarò pronta li potrò tornare a prendere? Come se Barcellona fosse un deposito di emozioni o qualcosa del genere?”
“Qualcosa del genere” Aveva risposto Silvia sorridendo. E quello era stato il momento. Il momento in cui per la prima volta Margherita si era trovata a pensare che fosse davvero fortunata ad averla come amica.
“E se quando torno non li trovo più?” Aveva poi chiesto Margherita dopo qualche secondo di silenzio.
“Significa che non erano abbastanza importanti” Aveva risposto Silvia con una serietà che non le apparteneva.
“A volte dobbiamo dare al tempo la possibilità di farci vedere cosa vale la pena tenere e cosa è meglio lasciare andare”. Aveva aggiunto l’amica dopo aver sorseggiato del vino rosso, dietro di lei, la signora che aveva cantato “Feeling Good” chiacchierava con le amiche, ancora visibilmente su di giri per la sua performance improvvisata.
Dopo quella sera, Margherita si era trovata spesso a ripensare alle parole di Silvia e, prima di lasciare Barcellona, era giunta alla conclusione che provare a mettere in pratica il consiglio dell’amica non le sarebbe costato nulla. Aveva scelto Plaza Real perché le sembrava un bel posto a cui lasciare in prestito il suo passato.
In quella piazza aveva pattinato quando aveva venticinque anni, era caduta e si era sbucciata un ginocchio. Due anni dopo, aveva raccontato quell'episodio a un ragazzo mentre passeggiavano mano nella mano e, di fianco a quella fontana, l’aveva baciato.
A trent'anni quella piazza l'aveva odiata, ci aveva pianto per ore intere con il cuore spezzato. Fregandosene della gente che la guardava. Le sembrava di aver sbagliato tutto e voleva tornare a quando i suoi nonni c’erano ancora e le bastava immergere la mano nell’acqua di quella fontana per sentirsi speciale.
Non aveva idea di come avrebbe fatto a lasciare tutte quelle emozioni in un posto soltanto, ma pensò che in qualche modo l’avrebbe capito. Una sera di Dicembre andò di nuovo a Plaza Real e decise di salutarla.
"Okay, ci siamo" - aveva pensato.
Aveva chiuso gli occhi e aveva deciso di lasciare lì la risata dei suoi nonni, le serate che finivano all'alba, le vite che non aveva mai vissuto, gli amori perduti, la paura di aver sbagliato tutto, la voglia di tornare indietro. Aveva lasciato a Plaza Real il suo cuore spezzato, tra la confusione della gente e la musica che usciva leggera dalle porte chiuse dei locali. Non aveva mai parlato a nessuno di quella sera, anche se Silvia probabilmente aveva già capito. Margherita aveva bisogno di lasciarsi tutto alle spalle, dando al tempo la possibilità di mostrarle la verità. Quella notte a Plaza Real era stato firmato un armistizio tra il suo passato e il suo presente. Come testimoni un gruppo di ragazzi ubriachi che uscivano dalla discoteca per fumarsi una sigaretta, un gatto nero che sgattaiolava tra le stradine del quartiere gotico e una coppia che si baciava sul bordo della fontana.
Margherita oggi è tornata a Plaza Real per visitare i resti delle battaglie silenziose che ha combattuto per una vita intera: le macchie di sangue, le lacrime, il suono delle risate, il sapore dei baci, il silenzio amaro degli addii. Le scelte sbagliate, i rimpianti, la voglia di andare avanti nonostante tutto. Appoggia lo zaino a terra, guarda ancora una volta il cielo e si perde tra la bellezza di quel posto magico. Ripensa a tutta la strada che ha fatto per arrivare fino a lì e si sente finalmente in pace. Silvia aveva ragione: le cose davvero importanti non se ne sarebbero mai andate, erano parte di lei e lo sarebbero state per sempre. I ricordi, le emozioni e le persone che avevano contato davvero nella sua vita erano rimasti lì ad aspettarla e adesso riusciva finalmente a vederli sotto una luce diversa. Margherita raccoglie lo zaino e si rimette a camminare senza fretta tra le strade affollate della città. Si volta un momento a guardare Plaza Real e sorride: il peso che trasporta sulle sue spalle è diventato leggero come per magia.