le nuove scarpe del magico forrest
Dieci km berlinesi a piedi solo per testare le mie nuove Leguano Sneaker di fronte alle prime provocazioni invernali di un cielo carino perché vario e gnegné, io no ascoltare musica di cuffia, io solo godere di rumore città e guardare cose, tu provare asciugare e lucidare mia scrittura prego, buongiorno e welcome to my verbo.
Cinque meteo-minuti con la righeira azzurra tra le nuvole e la luce calda diretta sul volto, poi velocemente due minuti di eterea smoccolandia e residui aerei appiccichino-svolazzanti, acquetta evaporata e infiltrazioni bagnate tra i capelli sulla cute, sulla testa, fino ai piedi, ciuffi di vento catturato dai giornali a terra che s'alzano e attraversano le giostrine dei parchetti del quartiere multi-kulti, mi inumido e cammino, se mi fa freddo ammè allora pensa alla gente in abuso edilizio con il proprio dolmen di cartone sotto un ponte ferroviario; accelero con una L, ora col giaccone e ci sudo dentro and this is not a good feeling, incrocio gli australiani ricchi e gnorri e mi sale la sedia elettrica in mezzo secondo, dai-dai-dai e penso ad altro, poi sole, sole, sole, sole, però mai caldo, solo sole, però mai caldo, solo sole e 36 perfetti gradi interni.
Autunno col sole: yes you can, because I do.
E sono gratissimo e onorato, grazie mille veramente, anche a te che leggi e che hai perdonato i tuoi genitori per tutto quello che avresti voluto e non è stato, e non ti ammalare, prendi le vitamine (anche la K), riguardati bene ogni giorno e vedrai che a casa tutto bene, ma che felice che sono, ma che esausto e anco salterino, in cammino veloce con le mie nuove Leguano nere per veri deep-fake urban hippy.
apro parentesi, l'altra settimana per strada vidi uno con 'sta figata di scarpe a calza/barefoot di cui mi innamorai al volo, allora bussai la spalla a 'sto-tizio-ovviamente-urban-hippy-con-braga-tecnica-e-barbetta-umanistica e ci dissi:
- Ey ciao urban hippy, scusa come si chiamano le scarpe che hai e dove le hai prese?
- They are called Leguano, like the animal, the iguana. Leguano. In Hackescher Markt.
- Sono per correre? Sono per camminare? Sono per andare alle feste a casa di Beppe Severgnini? Quando le usi?
- They are for...life.
- I love them, thank you, prendi le vitamine e non diventare australiano mai. - chiudo parentesi.
"Mai" è un casino di tempo e già lo sai.
Ho comprato le Leguano ad Hackescher Markt che è punto centrale del turbocapitalismo berlinese, ho sputato a terra uscendo dal negozio e mi son sentito come John Wayne senza aver mai visto mezzo film con John Wayne e comunque non penso che John Wayne nei film sputasse a terra, poi mi son leccato il dito indice e l'ho alzato al cielo per capire da che parte soffia il senso.
Geppy mi prende in giro perché non ho mai comprato nessun oggetto su Internet, mai mai mai nella mia vita (mai); è che non voglio pacchi e pacchetti, vivo a Berlino e se mi serve una cosa indoeuropea postmoderna vado e la compro nelle postmodernerie, sono di Schio e se mi serve una roba dialettale di nicchia vado nelle nicchierie di paese, se mi serve un vinile di Panda Bear aspetto che venga in concerto a Berlino e poi vado al banchetto dischi per comprarglielo ma poi non ho il giradischi e allora non glielo compro e vado a casa su youtube ad ascoltarmi Panda Bear, e poi non voglio il campanello suonato, non voglio interrompere mai la musica, non voglio firmare, non voglio cartoni, non voglio dipendenze da shopping online, non voglio altra roba ché in 30 anni ho accumulato un castello di merdate ferme lì a macerare e a frigger l'aria, non mi serve niente non voglio niente chissei vattene, passami solo la chitarra che cantiamo Battisti e se c'è un po' di rucola e parmigiano in frigo mi faccio un piattino al volo con del limone sopra, cosa fai mangi anche tu?, dai sì, buon appetito, come gliela lecchi tu alla rucola non ce n'è.
Non sono un iguana. Ho visto un barbone sdraiato a terra e che mi ha sorriso veramente da sotto lo scatolone mentre gli allungavo ferraglia bastante per un panino, ho sentito in testa un arco cupo stile bjork e poi ho tirato dritto, avanti, ma poi un grido dal passato, poi un altro, poi basta, il presente del fiume della città che a Warschauer passa sotto uno dei ponti più scenici e punk-urinici d'Europa, le bici che mi sfrecciano di fianco e si godono l'imminente discesa (difficoltà: 6), e di nuovo il passato mi fa risucchiare da una mano che cola dentro un lago di crema blu, una bicicletta di campagna con sopra una mamma Liliana e il suo bambino sul seggiolino, calar della nebbia, ottobre, odor di legna umida e puzza di impressionismo, cogito accelerato, povere ed eno-umili abitudini familiari nel pane pocciato nel vino rosso regalato dal fattore due case più in là, boccoli di capelli ricci intortati maternamente da dita, labbra e saliva, spunti di pianoforte cortese prima di cena, la sigla preoccupante e angosciante del TG5, dichiarazione di Berlusconi in commissione europea che ha creato un casino in Germania, questo ed altro dopo la pubblicità. Signor Schulz, la suggerirò per il ruolo di negro nei film di Tarantino.
La seghettatura dei profili dei palazzi che segue la mia prospettiva itinerante e mutevole, cammino ancora con le Leguano, bramo la schienata sul divano notturno dopo la settimana devastante di lavoro a scuola all'insegna del linguistic brainbombing, ho bisogno del più rumoroso ed eclatante ed invadente dei silenzi totali, no meaning, no voice, no social interaction, no fake money pussy dick liking sharing, no maps of language. Bramo una cannetta di erba casalinga e nell'altra mano un intruglio di acqua bollente con kurkuma e limone e zenzero che quando te lo rovesci nello stomaco ti vanno in interstellar i centri nervosi, bramo così tanto che non so più dove sono e a cosa sto pensando, figurati tu che leggi, e poi chissà cosa sarebbe successo a Margareth Thatcher e Ronald Reagan in quella famosa camminata di pioggia a Portland se non avessero avuto l'ombrello di lui (rip), e che peccato che non mi ricordi mai dove stia precisamente l'Uzbekistan e qualcuno mi saluti tanto la mamma di Lucia che son anni che non la vedo.
Cosa vuoi, siamo nati per giocare, per crescer di pari passo con le piante di notte, siam ciclotimici, ondivaghi, bruttarelli bellissimamente, piangiam pensando a quel che sarebbe potuto succedere ma ridiam del cogente bastardo, il mondo ci maciulla a tutti ma alcuni di noi son bravi a colorare i maciullamenti e i maciullati, apprendiamo il mestiere con la disposizione del maestro e la pazienza dell'allievo, andiamo dove vogliamo con le nostre nuove scarpe Leguano già rotte, già vecchie, già storpie, già storie, ora a casa a godersi il ristoro dopo ore di romitaggio, iguane marine in polleggio su rocce di zenzero davanti al nuddu 'mmescatu cu nnente.