L'esorcista
Marzo 2020, wow.
Vado di getto, ma davvero di getto, d'altro non riesco.
Mi manca la mia famiglia e lo dico banalmente così: sono vecchietti e/o malaticci, 2200 km di distanza, ho un po' di paura.
Abito fuori Berlino, a Est (come dicono a Ovest): qua non c'era un cazzo di nessuno prima e c'è ancora meno gente adesso.
Il bratwurst e il currywurst con la senape al baracchino rosso davanti alla stazione della S-Bahn stanno ancora a 2.50 (con pezzo di pane incluso).
Posso raggiungere il bosco di Müggelsee agilmente, che dal giardino del nostro condominio basta seguire il ruscello e si arriva comodi in oceani di verde dove pullulano miliardi di virus e batteri di cui non conosceremo mai il nome.
Ancora posso fare jogging e beccarmi il sole che filtra tra gli alberi e muore sul muschio, e di questi tempi è un privilegio che nemmeno l'adsl a Schio nel 1999.
A fare la spesa continuo a vedere vecchi decrepiti piegati sul loro girello decrepito, che io mi dico oh ma non ci siamo capiti allora, poi oh forse anche a 'sti cocciuti vecchi decrepiti non gli frega più neanche tanto di morire, tu che ne sai, egli che ne sa, noi che ne sappiamo e voi che cazzo volete.
Ieri pomeriggio ho sbagliato a comprare il dentifricio: ho comprato quello adatto alle dentiere, but nevertheless sticazzi, mi lascia la bocca una ghiacciaia profumata e sbarluccicosa di micro-diamanti.
Sono un fortunello, lavoro da casa cinque ore al giorno e in queste cinque ore interagisco live con delle persone con cui ci facciamo anche quattro risate mentre impariamo un po' di tedesco. Altri non sono così fortunati e mi devo baciare il culo.
Ho fatto un piano di lavoro iper-stratificato e mega-multimediale sulla scrivania, che mi tiene occupato quattro mani e venticinque dita, roba che sembro Keith Emerson degli Emerson Lake & Palmer quando negli anni '70 facevano concerti ipertrofici che manco la Big Dick & Big Cum Orchestra.
A casa cosa faccio, a casa giringiro, scrivo cose in tedesco, scrivo cose in italiano, tiro su la chitarra, metto giù la chitarra, the usual wazzapping people hey what you doing, due flessioni, due stretchate, due conversazioni col frigorifero, pulisco a mano i pavimenti con scopetto e straccio mentre faccio bollire due verdure rosse un po' di cous-cous, due linee a matita su foglio, due svideate poi lasciate morire nel cimitero delle idee, un po' di ganja prima di un po' di David Lynch e un po' di camomilla prima di rimettermi il dentifricio per dentiera e poi farmi tassativo i suffumigi col rosmarino.
Non voglio il burro nel cous-cous, per favore, mi dice lei.
Candele, incensi.
Piante che si stanno velocemente impossessando della cucina.
Trentmoller, Battiato, Liberato, Avey Tare, Grimes, Renato Zero, Ciaikovski, Slipknot, Nirvana, Dutsch Uncles: perché ascoltare musica mi rende felice, anche quando mi riempie di nostalgia, facendomi piangere.
Io il burro lo metto lo stesso, cosa sarà mai una nocina di burro buttata di getto.
Ma davvero di getto, che d'altro non riesco.
Marzo 2020, wow.