Lettera aperta ad un cardinale della sacra romana chiesa
Viene poi il momento della considerazione, del ey tutto bene, oy beh what's up, va bene dai, ah sì forse, poi boh va maluccio, oh ma lo sai che può andar bene anche quando gli altri pensano che non fai niente, oh ma lo sai che magari va maluccio quando gli altri pensan che fai tanto, intanto va, va, va avanti, avanza per te e solo per te con tutto il resto dentro e superiore al tuo stesso senso, va delante el tiempo e ti ritrovi in retroguardia, retro-look nel sub-chrónos, on-off interpolativo sulla scia dell'essere scagliato nel mentre che uno grida pure mecojoni.
Cuore crudo squarciato nella sabbia del mare sul cielo che albeggia di luce senza peso, rosa rosso canderillo, namo avanti intanto che si fa tutto sempre più grosso, più lungo, nu casino cagg dementecato tutto, iper-frame veccio, iper-veccio veccio, ue veccio grande dai si ci becchiamo dopo comunque dai sì a bomba, dai figata che sei stata in Senegal ma lo sai che un mio amico è stato in Ghana, oh ma hai sentito del padre di Carlo che sua moglie ciavea a relazione segreta cun tizio da tipo sempre, ah per favore non mi dire, non fare, non stare qua a raccontare, poi si scura tutto e finisce male e ti prepari da solo il fune.
Il funerale, ale.
Oh my sweet arancia metal jacket, I always dreamed of being an arancia metal jacket, fuori scorza dentro succo, con la giacchetta nera da metallaro per proteggermi dai metallari, che poi ricorda sempre che my name is Stanley Kubrick and here is what you have to do: succhia.
Già mi bruciano le pelli dal freddo e mi si inturgidiscono i lunghi capelli valchirici, gender fluid anche volendo, decisamente lunghi, lunghissimi, imbarazzanti, quasi violentemente mal posti però alla fine anche cosa vuoi; il passamontagna mi accarezza le labbra mentre tiro il su il freddo di Brandeburgo, mentre mi avvio alle case per una serata di fanculismo a canne mozze, pronto per un birignao tedioso completamente assente, dove son Capitan Tamugno perché sparo play e parte una solitaria festa. Le strade sono frivole, la sera, l'arietta è sburuzzolante e raccolta in palline di fosca nebbia, che si compatta e fa tipo l'imboscata, mozza la testa degli edifici, ingratina i muri e sbrina e bagna tutto, cola da sotto a sopra ed entra nelle narici senza togliersi le scarpe.
Ma che bello scaldarsi le gambe cammi-correndo nella notte, ma che bello l'odore di russia che incombe dai casermoni desolati dell'est marmaglione, ma che bello fare le liste usando il refrain ma che bello, poi tutto in fondo a curvando a destra e poi la seconda a sinistra sempre tenendo a mente che strada è una sola ed è di cemento. Pompa il freddo il calore del silenzio, apro la porta di casa per riiniziare tutto in un solo zac, momento, e via così, redento da me stesso, pronto e carico per quello che è, che sai, che se scavi in fondo poi vedi che trovi tutto verde.
Destinato a rinascere.
Fatemi solo sapere in quanti venite, tutto qua e ma che bello.