Lista della scesa
Sono in pausa pranzo e sto tirando le somme dell'ultima settimana.
Ho trascorso tre giorni abbastanza movimentati, ho visto alcune tra le persone a cui voglio più bene al mondo, sono tornato tardi e ho dormito. Amici con cui ho molto in comune e con cui lo scambio è sempre sincero e onesto, con cui posso fare chiacchiere da bar o entrare in discorsi profondi, confessare che mi sono innamorato o lamentarmi del governo. Ad avercene, di persone così. Sono stato parecchio bene con loro. Oserei dire, non troppo ad alta voce, che ero felice. Il problema maggiore è che ci vediamo raramente, le nostre vite corrono su binari paralleli che si incontrano solo all'infinito.
Tergiverso. Stamattina mi sono svegliato presto, ho preso il treno e sono andato all'università a preparare un esame noiosissimo e difficile.
Non avevo per niente voglia. Io odio andare all'università.
Il mio problema di fondo è che sono sfortunato, per questo mi bocciano agli esami.
Poi entra in gioco anche che non mi piace quello studio, capisco poco, seguo male le lezioni, non voglio fare un cazzo, non studio e non faccio gli esercizi, ma vi posso assicurare che la sfiga è una componente dominante per farmi vivere la vita accademica nella maniera peggiore possibile.
A tutto ciò si aggiunge che i miei compagni di corso sono persone con cui non ho quasi nulla da spartire nella vita. Lamentele per gli esami, informazioni sulle date, passaggi di appunti. Ogni tanto una partita di calcetto, niente di più.
Persone a cui voglio anche bene, ma che non mi sarei mai scelto come compagni di viaggio. Costringerci a passare dieci o undici ore al giorno insieme a fare conti che ci tornano poco penso sia una delle torture più terribili a cui potrei essere sottoposto.
Sento il cambio di atmosfera tra ieri e oggi, l'escursione emotiva è evidente. Io voglio bene ai miei compagni, ma ciò che mi rende davvero felice è altro. Non sono sicuro che essere felice per un po' e poi tornare ad una comunissima routine mi faccia bene. Mi fa capire cosa vorrei davvero, ma poi mi rimbalza in una dimensione di stanchezza e stress.
E più sono stanco e stressato, più penso che dovrei meritarmi di meglio, per non essere più stanco e stressato.
È brutto volersi bene e non vedersi mai, è brutto aspettare ore per un messaggio, riassumere con le chiamate, i commenti sui social, è brutto non poter andare al bar insieme.
È brutto essere, in un certo senso, costretti a stare insieme, a costruire un rapporto, a incastrare dei pezzi che non combaciano.
È angosciante, a volte.
Perché poi mi guardo dentro e credo di essere io il pezzo sbagliato che non completa il quadro.