Loira, con il suo stupido nome di fiume francese, aspetta il colpo caritatevole del sonno che come al solito tarda ad arrivare. È sempre così, mezz’ore su mezz’ore passate a rigirarsi tra le conchiglie e i pesci delle lenzuola che le ha comprato sua madre, contando le pecore, i gatti e tutte le bestiole del creato, ma nulla funziona. Ormai nemmeno l’erba serve più: un tempo dopo aver fumato si addormentava come un sasso, ora invece il cervello comincia a macinare pensieri e non si ferma mai. E infatti eccoli che spuntano.
Loira non crede che riuscirà a stare sveglia fino alla quarta ora domani. Sa che dovrebbe, ma sente che quella scuola di nazisti le interessa sempre di meno. Così come le interessa sempre meno il rumore che fa sua madre che litiga con sua nonna che litiga con suo padre che litiga con suo fratello. Anche queste matrioske di disagio familiare scivolano via, come scivola via quasi tutto prima o poi dalla sua testa insaponata. Sono anni che ci lavora, e adesso finalmente è riuscita a padroneggiare l’abilità di fregarsene il cazzo. Quasi di tutto.
Loira crede invece che quello stronzo non si farà davvero più sentire. Non che ci sperasse, visto com’è andata l’ultima volta. Forse è davvero ora di passare oltre e di buttare quella faccia d’angelo nel bidone delle storie vecchie. Quelle che ti hanno fatto così male da cambiare per sempre il ritmo con cui respiri, ma che per amor di autoconservazione a un certo punto ti imponi di tenere fuori dal tuo orizzonte quotidiano. Testa bassa e camminare, e se stringi i denti abbastanza forte puoi spremere via qualsiasi pensiero tu voglia. Con buona pace del suo byte, che ogni notte ne paga il prezzo.
Mentre quest’idea la accarezza come una mano fresca finalmente sente i primi segni di cedimento del cervello, ché anche se fa caldo da morire in questa fine di maggio 2012 ormai sono le tre di notte e la coscienza comincia ad ondeggiare, aria tiepida che si alza dal termosifone e piano piano si scioglie nella stanza.
Stacco n. 1
Loira sogna che la sua vasca da bagno è una piscina e dentro c’è un party con tutti i suoi amici che tirano righe di multivitaminico e bevono a collo da bottiglie di apfelsaft.
Stacco n. 2
Loira sogna Damon Albarn e Bobby Womack che cantano Battisti ad MTV Brand:New, in una puntata scritta e condotta da lei stessa e che finisce in un violento ed appagante rapporto sessuale con Albarn.
Stacco n. 3
Loira sogna come i gatti, facendo versi nasali e agitando le zampe davanti, ma come i gatti non si ricorda cosa sogna.
Stacco n. 4
Loira sogna un mostro che vive nell’armadio della sua camera e non ne esce mai, e quando ha fame sbatte i tentacoli contro le ante e si nutre del rumore che produce.
Stacco n. 5
Loira si sveglia con le ante del grande armadio marrone a specchiera che sbattono veramente.
All’inizio crede che il mostro voglia finalmente uscire per vedere il mondo e un po’ ne è contenta, perché sotto sotto quel mostro le sta pure simpatico, brutto com’è. Poi pian piano recupera il grip sulla realtà, si accorge che il mostro non esiste e che non solo le ante, ma tutto l’armadio vibra e sbatacchia in fase con ogni altro mobile della camera, mentre il lampadario fa Tarzan appeso al cavo elettrico.
Fuori i suoni del paese sono diversi dal solito: scricchiolii, piccoli schianti e allarmi di auto montano gradualmente, facendosi sempre più forti e sostituendosi al rumore bianco della vita che dorme. Una vibrazione che appartiene all’inferno si somma a tutto, cancellando i pensieri coscienti.
Sua madre entra di corsa, urla qualcosa che viene sommerso dalla vibrazione e la strappa alle conchiglie e ai pesci tirandola per un braccio, proprio mentre l’armadio si spalanca da solo come in una scena di Jumanji e le cose sulla scrivania cominciano a cadere.
Loira vola in strada, ancora un po’ confusa dall’immagine della faccia di Damon Albarn piantata tra le sue cosce bianche. Non sa che passerà la settimana successiva dormendo nella totale assenza di privacy della macchina della madre, perché se lo sapesse si attaccherebbe a quel ricordo con molta più tenacia. E invece il terremoto che abbatte Finale Emilia, e mezza pianura padana con essa, le toglie anche questa soddisfazione.