L'onda
La vedi l’Onda? Taglia l’orizzonte
il sole rifulge sulla cresta spumosa
l’ombra ne riempie la pallida pancia
da cui proviene l’eco di una litania mormorata.
La vedi avvicinarsi? Cresce e con essa si alza un
lamento gutturale, l’avvisaglia di una marcia funebre
ne scurisce la tonalità, il ventre va dal verde pallore delle rive
al cobalto delle profondità, i riflessi del sole, scalzati
vanno a nascondersi fra le acque in bonaccia dell’irrilevante.
Pare compatta adesso, l’Onda. Non puoi non notarla.
Ha il colore del mare durante un giorno bigio, [quando
le nubi si schierano ostinate e i tuoi pensieri si posizionano nei ranghi serrati della malinconia.
Un verso nasce dal profondo di questo grigiore. Acqua di scolo è in questo momento. Un muro stuccato
col rigurgito di scarichi fognari fatti della stessa materia di quel verso. Un verso imploso nel terrore, strozzato nel [momento di farsi pieno suono.
Ora la vedi, l’Onda. Si erge innanzi a te. Il verso di terrore che hai [sentito
sta cercando di scavalcare la tua gola, ma anche la più piccola nota [viene
obliata dalla mostruosità dell’urlo corale che l’Onda produce.
È come se fosse ferma, l’Onda. Un muro d’acciaio dalle fughe saldate in fretta. Cicatrici purulente ne percorrono il ventre. Nonostante sia arrivata alla fine della sua corsa si mostra più forte di prima. Come se nella tua paralizzante paura avesse trovato il suo unico nutrimento. Ti sta urlando addosso. Ti sta sputando addosso. Non è saliva la sostanza che inizia a coprirti la faccia. Ti stanno urlando addosso milioni di persone. Urlano che devi studiare. Urlano che devi trovare un lavoro. Urlano che devi farti una famiglia, che non devi stare da solo, che non devi seguire cattive compagnie ma senza dirti cosa differenzia le buone da quelle cattive. Urlano quello che devi compiacere e piacere. Urlano la coercizione di quello che devi ascoltare e dire e fare come se ne andasse della tua sopravvivenza presente e futura. Urlano la sessualità che devi avere e ostentare o reprimere, come devi gestirla questa tua sessualità. Urlano che non devi masturbarti, scopare prima della maggiore età o prima del matrimonio o mai, guardare le puttane e gli omosessuali, i transessuali. Urlano che non devi accettare regali da vecchi uomini soli. Urlano quello che devi comprare, chi devi votare, cosa devi mangiare, quali libri leggere, cosa devi guardare, cosa devi imparare, che mestiere devi fare, con quali compagni di classe e colleghi devi parlare. TI urlano quando devi parlare e quando devi stare zitto. Urlano che non devi morire prima di loro. Urlano che non ti puoi suicidare. Urlano che non devi abbandonarli. Urlano che anche quando non ci saranno più, URLANO, dovrai stare con loro e seguirli sino alla fine dei tuoi giorni.
Sembra che nulla ti appartenga.
Sembra che tutto ciò che hai ti sia stato concesso a credito.
Sembra che tu non abbia niente per ripagarlo.
Sta per schiacciarti, l’Onda.
Il peso della parola urlata ti ha messo in ginocchio.
Ferite suppurano dalla pelle.
Ma l’Onda resta ferma.
La terra trema.
Le saldature cedono.
Una vulva, tra scintille e clangori si schiude
nel mezzo del Muro Onda.
Partorisce uomini nudi, dal pene piccolo.
Gli uomini sono bianchi. Maschi di mezz’età
con un evidente disordine alimentare.
Abortisce uomini che non superano i sessant’anni.
I testicoli serrati da una corona di spine.
Impugnano l’estremità di una catena:
un guinzaglio rugginoso.
La catena termina con una cinghia
fissata al collo stillante sangue di donne incartapecorite
dal volto pesto e il corpo marchiato di lividi.
Donne svuotate e piegate, che si trascinano dietro e
trascinano avanti questi uomini bianchi.
Donne dall’età indefinita.
Donne gravide.
Gli uomini cadono.
Le donne li seguono.
Non hanno espressione.
Hanno smesso di urlare.
Le donne cadono
Gli uomini le seguono.
Una muta palla di carne muffita sta piombando su di te.
Carne, budella, seme, nervi, sangue, feci, mestruo
e una nuova generazione
in potenza
condannata.
Ora sai che l’unico modo che hai di ripagarli
è con l’offerta della tua vita.