Sabato sera, Madrid si accende, si mette il rossetto, scioglie i capelli neri e ti fa dir di sì, anche se sei una donna, anche se non vuoi.
Mi ha scritto poco fa che è in centro e che potremmo vederci per cena verso le 22.30. Sorrido e accetto come se sapessi sostenere una conversazione in spagnolo tutta la sera. Mi vesto poco anche se so che farà freddo, raggiungo degli amici ad un evento culturale di bassa qualità e bevo sangria che sembra succo di frutta. Mi scrive che tarda ma io non ho fretta di vederlo. Non dico di lui a nessuno forse perché non ho ancora avuto il coraggio di svelare al mondo che ho il cuore frantumato in mille pezzi come se fossero frammenti di un soprammobile adagiati sopra un bel mobile di legno scuro. Non lo dico a loro e non lo dico nemmeno a me stessa che per rimettere a posto il casino che ho nel petto sto per prendere una metro in direzione opposta rispetto a quella di casa, da uno pseudo sconosciuto a cui penso di piacere mentre io me lo faccio andare bene.
Ma tanto io non ti amo più.
Sabato sera, Madrid si accende, nasconde il caldo torrido della giornata sotto all’asfalto e come se nulla fosse si veste di vento, ti scompiglia i capelli e per dispetto ti alza la gonna.
Sono all’uscita della metro che lo aspetto e fa freddo, sapevo che avrei dovuto mettere qualcosa di più pesante ma oggi mi sembra di essere un’adolescente ribelle
– Fa freddo, prendi la giacca più pesante.
– Fottiti.
Più o meno la conversazione col mio cervello deve essere andata così.
Arriva, mi porta in un locale abbastanza anonimo, bevo sangria che sembra succo di frutta e mangio croquetas. Mi dice che mi porta a casa lui e accetto perché l’ultima metro è già passata da un pezzo. Adesso tremo di freddo e saliamo nel suo Air b&b. Parliamo un altro po’, guardiamo un film ma la tv non va, tira fuori le carte ma ne mancano la metà. Sono stanca morta ma mi piace far finta di trovarmi a mio agio in quella situazione e così le mie labbra chiedono di poter dormire lì stanotte. Me ne pento e lui mi bacia. I frammenti di cuore che prima galleggiavano indisturbati tra lo stomaco e i polmoni tornano a battere, iniziano a perforare gli organi vitali e fanno male, malissimo.
Ma tanto io non ti amo più.
Sabato sera, Madrid si accende come una donna imperscrutabile che non sai mai a cosa pensi, che balla tutta la notte e il giorno dopo va in chiesa.
Sono in bagno e lui è di là che aspetta. Me la prendo con me, me la prendo con te che hai combinato tutto questo casino che se non fossi andato via io non sarei qui a piangere un peccato che ho commesso io. Vorrei che tu arrivassi a prendermi via ma ormai è tardi, potrei ancora farmi accompagnare a casa ma no, voglio dimostrare a me stessa di essere cogliona fino alla fine. Mi tolgo il trucco ormai sbavato, si vede che ho pianto. Esco dal bagno, è tutto buio.
Ma tanto io non ti amo più.
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