Mangio poesia
Mangio poesia
me la passo di guancia in guancia
fra denti e lingua
durante il turno.
Sa di carta bagnata
ciucciata per gioco
ingoiata per sbaglio
nei giorni d’infanzia.
Sa d’inchiostro
di soldi buttati
di vernice seccata
in latte arrugginite
rimaste aperte.
Mangio poesia
bocconi amari
non masticati.
Succhio fogli
che mi strozzano.
Sono l’anima pigra
dalle fauci impastate
in un mattino di pioggia lieve
e aria gelata.
Sono l’anima che afferra
bordi di metallo
manici in plastica.
Sono l’anima che
fosca di sonno
macina bestemmie
in tazzine da caffè.
Cammino, mi giro
torno indietro
e scivolo.
Scivolo sul paesaggio limaccioso
sugli scarti dell’autunno.
Scivolo sotto il peso
di sacchi di farina
di stoviglie umide
di lattine da stipare in frigo.
Scivolo sul tempo.
Il tempo che non ha cura
dei terrei affari.
Scivolo.
Mangio poesia
e come l’airone
eminenza delle acque di Allan
a guardia della chiusa corrosa di muschio
Io padroneggio l’inchiostro
che mi si scioglie
in bocca.