Mia madre
in piedi
sulla soglia della porta
Mio padre
seduto
all'altro capo della stanza
Al centro
io
costruisco una torre di mattoncini colorati
di plastica dura
più alta di me
Mamma prende la mira
nella mano destra la ciabatta
che viene di sfilarsi
Seguo con sguardo
divertito
il proiettile rabbioso
che colpisce il nemico sulla spalla
con un tonfo sordo
e rimbalza al suolo
Papà si vendica
dell'offesa subita
staccando e scagliando in avanti
con bestiale rapidità
l'ultimo piano del mio grattacielo
che compie una traiettoria sghemba
e si scompone
fragorosamente
sul marmo lucido
Recupero
ad uno
ad uno
trotterellando sotto al fuoco incrociato
i miei mattoncini colorati
di plastica dura
Chissà
se mi balena
in testa l'idea
che non stiamo giocando a fare la guerra
Al centro
io
pubblico non pagante
ospite d'onore
le urla in sottofondo
gli occhi sgranati
scrosci di applausi
per il rutilante spettacolo
che ignoravo
sarebbe stata la prima
traccia incisa nella mia memoria
Il mio primo ricordo
-fatale imprinting-
antecedente a quello
nulla
vuoto
silenzio
Lo proietto spesso nella mia mente
al rallentatore
per verificare che tutto sia al proprio posto
che nulla vada sbiadendosi
Nemmeno il dolore
a monito perenne
La me bambina
rincorre incespicando le lacrime
che mi cadono dagli occhi
Non ha mai dimenticato
la tenera dedizione
e il piacere di costruire
facciate di edifici meravigliosi
destinati a scomporsi in mille pezzi
A ciascun crollo
ogni mattoncino caduto a terra
punta il dito verso di lei
e la canzona:
tutto ciò che costruisci
si frantuma
presto
o tardi
Ancora adesso
cerca di grattarsi via con le unghie
questo stigma ereditario
riassemblando fra loro i mattoncini colorati
di plastica dura
che precipitano
all'infinito
sul marmo lucido
-abituale cacofonia-
Instancabile
le mani sanguinanti
inspira
trattiene il fiato
per non farli nemmeno traballare
Per godersi
un istante
di interezza
Chissà
se le balena
in testa l'idea
che così non farà mai la pace.