Miliardi di vite esistono ancora
L’altra sera per addormentarmi ho contato i dinosauri. Questi esseri enormi hanno dominato la Terra per 160 milioni di anni e, se non fosse stato per un velociraptor andato a fare jogging, a quest’ora sarebbero ancora tutti qui, altro che esseri umani, Sneakers e blog di cucina. Se consideriamo l’inizio della storia umana a partire dalla comparsa dell’Homo Sapiens allora abbiamo 200 mila anni, se invece la facciamo iniziare basandoci sulle prime forme di scrittura abbiamo circa 5000 anni, dal primo film di Fast and Furious allora abbiamo 19 anni. In ogni caso ci abbiamo messo davvero poco per andare a fare jogging rovinando tutto.
È un periodo particolare questo, ma addormentarsi è stranamente facile. Penso ai vecchi sogni, agli avrei dovuto, ai ricordi che son sempre gli stessi. Ma non penso a niente nell’attimo esatto in cui mi addormento. Sennò non mi addormenterei. Che sia questa la soluzione. Mi rendo conto di pensare sempre meno, forse per poter affrontare le cose e le situazioni senza affrontarle davvero, ma ho paura che mi si stia atrofizzando il pensiero. È possibile? Chiedo a voi lettori da casa. Non dico a livello psicologico quanto fisico, anche se son convinto siano due aspetti strettamente legati fra loro. Non ai livelli dei cazzoni promotori del “se vuoi puoi” e corollari vari, ma ci siamo capiti.
Allora mi son detto: “Pensa cazzo, pensa! Fanculo le conseguenze.” E come una vecchia auto lasciata fuori per troppe gelide notti non ce l’ha fatta a partire per un po’, però poi sì. Ed ecco arrivare una dopo l’altra tutte le vite particolari di questo periodo particolare. Puntini di vita che si danno da fare contro lo scorrere degli eventi e di cui nessuno sa.
Marika è stata appena assunta in un’agenzia di marketing, toglie un po’ di poster dalla stanza, prepara il caffè e inizia il suo primo giorno di lavoro su Skype. Le vengono spiegati i compiti e presentati i colleghi, il gatto le cammina sulla tastiera, i coinquilini giocano online e il Wi-Fi fa i capricci. Le otto ore passano, si toglie il Tailleur comprato da Zara apposta per l’occasione, chiama la madre che non vede da mesi e le racconta com’è andata, si prepara una zuppa, una maschera per il viso e si stende sul letto a meno di un metro dall’ufficio. Dopo tanti sacrifici fa finalmente il lavoro dei suoi sogni, ma mai avrebbe immaginato in questo modo. Sente di non farlo davvero.
Alessio continua ad andare a lavoro in sede ogni giorno, la sua azienda produce piccoli elettrodomestici e nulla è cambiato. È riuscito solo a prendersi tre giorni di ferie. Si lava più spesso le mani, lui e i suoi colleghi restano distanti, fanno meno pause e scherzano meno. Tutti gli argomenti di conversazione sembrano essere svaniti. Lavora più di prima con solo una mascherina usa e getta data dall’azienda, ma che non può gettare perché rimarrebbe senza. Sua moglie è incinta e la loro routine sembra un loop infinito nel quale convivono speranza e timore.
Riccardo aveva prenotato una saletta per festeggiare i suoi 8 anni ma il massimo che ha potuto fare è stato mangiare la torta con i suoi. Un giocattolo nuovo col quale passare il tempo e genitori che non sanno bene cosa dirgli di quello che sta succedendo, li sente discutere sempre di più e baciarsi sempre meno. Passa ore sul balcone a scherzare col bambino che abita di fronte, Andrea. Non vanno a scuola da settimane e si raccontano le loro giornate pensando più alle cose che non possono fare che a quelle che fanno, senza capire bene il motivo. E ridono, tanto.
Davide si è da poco laureato in videoconferenza ed ora è rimasto bloccato da fuori-sede con dei coinquilini con i quali non ha legato e lontano da amici e parenti. Solitario e incline a stati depressivi si rifugia in libri e serie tv passando intere giornate senza dire una parola a voce alta. Ci scherza su dicendo che tanto non faceva nulla neanche prima. Ma non è vero. Da un lato il pensiero che tutti siano bloccati e non solo lui lo alleggerisce dall’ansia, dall’altro questo non vedere una fine senza poterne parlare è sempre più difficile. Lo tiene su il pensiero che tutto questo condurrà a un cambiamento positivo. L’alternativa, dice, non c’è.
Carlo fa il musicista e ogni attività legata al suo lavoro è stata la prima ad essere messa da parte. Si confronta con amici e addetti ai lavori su come la situazione sia per loro ingestibile e sconfortante, passano le giornate a trovare modi per tirare e tirarsi su di morale. Non sta mai fermo e vede sempre i lati positivi delle cose. Organizza eventi sui social, iniziative e continua a dire che andrà tutto bene. Nel suo quartiere di solito sempre molto attivo non si canta. Nel suo quartiere passano ambulanze in continuazione e l’esercito per trasportare i defunti. Mette in pausa l’ottimismo, ha sempre meno voglia di cantare.
Enrico è un modesto impiegato di banca con la passione per i libri. Passione che gli viene negata da moglie, impegni e capoufficio. Ora si rende conto di potersi finalmente ritagliare del tempo per leggere quanto vuole e inizia a catalogare tutti i libri che leggerà con grande eccitazione ma, andando a buttare la spazzatura, inciampa e gli occhiali cadono infrangendosi. Senza occhiali è praticamente cieco e un’ondata di frustrazione lo affligge. “Non è giusto. C’era tempo ora. C’era tutto il tempo di cui avevo bisogno. Non è giusto!”.
Serena ogni giorno è sempre più preoccupata, pensa ai poveri medici e infermieri stremati, pensa ai malati per forza soli nella malattia fino alla fine. Pensa alla figlia rimasta da sola al nord. Serena ogni giorno è sempre più triste, si prende cura del padre da anni e proprio ora sembra aver deciso di lasciarsi andare. Apre whatsapp, parla con le sorelle, il padre la chiama, cucina e pulisce per tutti, il padre la chiama, torna a casa, il marito guarda la TV, va a dormire. Poveri infermieri pensa. Il padre stanotte non la chiama, non la chiamerà più. Tre respiri e un ultimo pensiero che solo lui può sapere. Polizia e nessun funerale. Lo dice alla figlia, lei che non potrà più vedere il nonno e che l’ultima volta gli disse “ci vediamo presto”. Polizia e nessun funerale. Non meritava questo, pensa. Va a dormire.
A volte vorrei poter andare così lontano nello spazio da poter vedere ancora camminare sulla Terra i dinosauri. Mi affascina sempre questa impossibile possibilità. Non gli direi andrà tutto bene. Gli direi che anche nel marzo 2020 arriverà la primavera.