Natura
MUSCHIO
Non sono certo di quanto possa durare.
Voglio che duri questo ferreo cielo
dalle porzioni incavate nelle nubi
che dense ne gonfiano la volta.
I palazzi espongono la propria facciata
solcata da strati di stucco infestato di muschio.
Colori neutri, tonalità dure di grigio e terra battuta.
Il rosso di una cabina telefonica in disuso
si staglia sul marciapiede che accosta queste case.
Il bianco dei negozi rivela ciò che vi è d’impuro
acqua sporca schizzata sul fianco
rivoli di piscio di cane
di ubriachi
strisciate di neve caduta per più di una settimana
e sciolta dopo appena un giorno.
Ma cosa ne so io delle nubi
della neve
dello sporco che scolora, rovina
cosa ne so della pioggia e di come cade
mentre sono qua a pregare che inizi il suo precipitare.
Cosa ne so del colore
che cambia oggetto da un soggetto all’altro.
So solo che non voglio
che questa morbida luce intensifichi l’esposizione.
Quello che so è che vorrei una pioggia per riprendere le forze
Lavarmi di dosso questo sudore secco che porto addosso
Respirare al di fuori di questa umidità in cui sono intrappolato.
Quello che so è che vorrei farmi innaffiare
Germogliare al di fuori di tutto questo cemento
dentro cui vado in metastasi.
Ma il sole sguscia da una fenditura
Sbatte su una finestra
Mi sputa negli occhi
Smetto di vedere
Accecato dal mio ottuso limite. Io
Disseccato.
Sono muschio che infesta lo stucco
E muschio rimango.
ECLISSI
Potrò ancora riconoscere
il profumo dei verdi germogli implumi
che nel loro disarmonico sviluppo
preannunciano la venuta
del tempo che è da noi chiamato primavera?
Avrò ancora l’occasione
d’essere lambito dal pesante calore
del nero asfalto appena colato
in una buca aperta sotto l’ottuso ripetersi
di un martello pneumatico
che ha distrutto per creare dal vecchio
il nuovo?
Saprò riconosce un’altra volta
la pruriginosa carezza degli steli d’erba non tagliata
le pustole di pelle martoriata da unghie ripiene di terra bagnata
il mutare dell’esposizione della luce
lo sfuggirsi delle ombre
il reclinare sommesso delle piante
una volta che il nutrimento è venuto meno
Mentre un canzone si ripete nella mia testa
Ricordo di quando, anni addietro
ancora bambino
ebbi la consapevolezza
che non sarei mai vissuto abbastanza
per vedere un’altra eclissi solare
e decisi di abbracciare la paura
di godermi quella rivoluzione d’ombra
una stella sopra cui viene
per gioco
trascinato un sottobicchiere
senza perdervi la vista
e di divenire poroso al succedersi dei giorni.
È così che sono geminato fra le parole e gli atti di altri
Ed è così che appassirò.