Non sei solo
Stanza
In uno chalet di montagna
Tre letti
Due persone che leggono, Una
che scrive
Non sei solo.
Ma
Poche ore prime
con il sole ancora al di là dal sorgere
Le macchine serrate a entrambi i lati del vialone
vuote dietro il panno di gelo che ricopre i vetri
Passando sotto un pontaccio
dalla bordatura annerita dall’esalare dei tubi di scarico
Correndo sopra il movimento rotatorio di pedali e catena
oliati male
Eri più che solo.
Sovrastato dai palazzi ritti con le loro finestrelle puntute
A terra saracinesche abbassate, taggate da colori sbiaditi
Le luci a spandere un colore infetto
Urla di ubriachi, insulti di lavoratori notturni
richiami di puttane, clacson accennati
E il vento che trasporta il movimento stanco di una città rantolante
Tu sei solo.
Quando il treno scorre per il tragitto spietato che va a bucare la provincia
i binari incrostati di erba rada, fissati dalle abitazioni crepate
Quando i campi che iniziano ad accennarsi appena fuori da una fabbrica
dal fiume ingrassato dalla condensa
mostrano la vergognosa condizione di miseria a cui li abbiamo portati
Quando i passeggeri pronti per noleggiare un paio di scii
hanno ancora la forza di urlare l’organizzazione
del termine di un ciclo di tempo che
non ha fine e che è identico a un altro
dove le stesse parole si ripresentano
e si pianifica una serata che è già stata preparata da altri
Tu non pensi ad altro che alla tua capacità di vedere
sotto la trapunta di polvere che ammanta lo straziante quotidiano
e alla solitudine che ne deriva.
Ma non sei solo adesso
E una casa è là che ti aspetta.