Notte sul pianeta terra
Ho scaricato un trascrittore vocale e tutto ciò che ho scritto e scriverò qui è uscito da lì. È la svolta. Riesce a percepire anche la folla, il vento e le auto. Mi vedrete parlare al telefono di cose assurde e vedrò i miei numerosi taccuini, pieni sono alla prima pagina, guardarmi male e odiarmi.
Vado per prendere una delle bottiglie d’acqua rimaste della confezione da sei e scopro essere vuota. Chiusa ma vuota. Per qualche motivo questa cosa mi ha turbato tantissimo, in un modo simile a quando, da bambino, ho visto il mio pallone allontanarsi trasportato dalla corrente del mare.
In una Via Indipendenza in fuga dai domiciliari, un rider Glovo si ferma per farsi un selfie con una Lamborghini parcheggiata e penso a quanti significati possano essere nascosti in un’immagine del genere, seri e ironici. Se solo fosse passato da lì uno di quei fotografi professionisti che immortalano scale, solitudini, folle, vecchi e metropolitane avrebbe fatto il botto. Mi piacerebbe essere uno di questi fotografi, adoro le immagini di strada, ma mi limito e scriverne.
Ho comprato una giacca per andare a fare un colloquio a Milano ma lo hanno trasformato in un colloquio via Skype. Quando mi agito mi impappino con le parole. Cioè quasi sempre. Forse perché penso troppo velocemente e la bocca non riesce a tenere il tempo, quindi fa un po' di confusione. Sta di fatto che sta giacca l’ho comprata e la volevo sfruttare al meglio, così sono andato in centro a prendere un pezzo di torta con un hype assurdo. Dopo due morsi mi aveva già stufato, ma andava fatto. Cos’altro si può fare con una giacca?
Sono le due di notte e mentre torno a casa vedo un sacco di coppie litigare. Coppie di fidanzati, coppie d’amici, coppie d’assi. C'è sicuramente anche qualcuno che non litiga e che avrà una bella serata, tra chi incontro tornando a casa e chi ho lasciato prima di decidere di tornare a casa, e penso che non sia poi così tanto un problema litigare in mezzo alla strada o chiarirsi in un locale, se non si vive nella paura e nell’ansia e se non ci si sente fuori posto ovunque. È un problema rientrare peggio di quando sei uscito e soffermarsi su quanto le persone camminino in modo strano. Forse anch’io cammino in modo strano e non me ne rendo conto, ma non penso. Al massimo tendo ad andare a sbattere, ma questo è dovuto alla direzione del mio camminare. È un problema guardare quell’uomo di mezza età che vaga da solo nel locale e che da solo si siede a guardare per ore il cellulare. Non parlerò di com’era fatto ma sicuramente non ha mai avuto una vita facile. È un problema guardarlo e sentirsi triste, perché in fondo senti d’essere più vicino a lui che alle persone con cui sei uscito, alle ragazze e ai ragazzi con cui scherzi e bevi. La strada per raggiungerlo è più breve di quella per raggiungere gli amici con cui sei stasera. Così hai deciso di non guardalo più. Provi un po’ di pena ma anche di ammirazione, vedi in lui più coraggio e volontà di quanto ne abbia tu. Forse è ottimismo, forse inconsapevolezza, di solito sono legate fra loro, ma che importa. Ok, per una serie di situazioni ti trovi con tre ragazze ubriache e due non sono neanche male, ma quando ti senti senza aria, energia e parole, vuoi solo andare a casa.
Pensi alle due sorelle con cui hai chiacchierato prima, pensi anche a lei e al fatto che se sapessi che fare della tua vita probabilmente le avresti chiesto di uscire.
Se lo aspettava. E invece. Scusa, a te, a me.
Davvero non sai perché non riesci a uscire da tutto questo? Non c’è nessuna critica sociale in questo film di Buñuel.
La finestra aperta in cucina ti fa provare un po’ di estate, che attendi con nostalgia ma mal sopporti appena arriva. Con queste giornate invernali, l’aria che arriva da fuori ti tira su per pochi attimi e ti da la forza per tenere gli occhi un po’ più aperti. Ti apri una birra e guardi fuori.