Para todo mal, mezcal, y para todo bien, también!
Buen viaje, niña.
Ti abbraccio.
Pino
Ripiego il biglietto liso e lo rimetto nel portamonete in stoffa ricamata. Chissà come avrebbe reagito, quell'adolescente che se ne stava accucciata sotto le coperte a leggere con la torcia puntata, se avesse saputo che vent'anni dopo, lo stesso scrittore di quei romanzi esotici, le avrebbe augurato amorevolmente di passarsela bene. Se non fosse stato per il suo modo di raccontare, ora forse non starei ciondolando su un'amaca davanti all'oceano pacifico, interrogandomi su dove trovare del buon vino ad un prezzo ragionevole.
Il silenzio tropicale è disturbato soltanto da una radiolina tascabile che porta i segni di infinite riparazioni posticce, probabilmente dimenticata qui da un turista nei primi anni novanta. La voce gracchia qualcosa sulla crisi venezuelana. Chucho, il tuttofare dell'alloggio, si danna direzionando l'antenna telescopica in cerca di un segnale irraggiungibile.
- Non insistere, vuoi leggere le notizie dal mio telefono?
- Ay chiquita, porta i tuoi occhi oliva lontano da me e lasciami fare come mi pare.
- Andiamo a raccogliere i manghi?
- Prima le notizie.
- Ma ci passerai la giornata!
- E i manghi maturi cadono da soli. Dimmi, hai altro di urgente da fare?
Mi fissa per qualche secondo, come per concedermi il tempo di rispondermi da sola, poi torna ad armeggiare sulla radiolina dimenticandosi di me. Il sole è alto e il caldo scioglie la pelle, le gocce di sudore mi attraversano le gambe. A quest'ora del giorno è impossibile fare qualsiasi cosa e io ho preso l'abitudine di calcolare i miei spostamenti prima di alzarmi dall'amaca, una sorta di risparmio energetico umano. Osservo il vialetto di bambù che porta alle docce: due canne da giardino appese in alto, nascoste da un separé in rami di palma. Nella direzione opposta, le correnti oceaniche sbattono violente sulla riva. Dev'essere la sensazione di mancanza di ossigeno al cervello a spingermi a scovare un significato filosofico dietro ad ogni scelta banale come darsi una rinfrescata: l'oceano eccitante e feroce, o una doccia rapida e poco soddisfacente?
Il vecchio Chucho è nato e cresciuto a Caracas, fa parte di quel gruppo di persone che popolarono questo posto negli anni settanta. Gente scappata dalla frenesia delle metropoli latine, ragazzi di buona famiglia non intenzionati a rispettare le aspettative familiari, tossicodipendenti, hippies californiani e qualche europeo costretto a darsi alla fuga per problemi con la legge. All'epoca questo era un piccolo villaggio abitato solo da pescatori, che da un giorno all'altro si sono trovati circondati da un cospicuo gruppo di scappati di casa dagli abiti eccentrici. Dopo i primi anni di assestamento e non facile convivenza, le due microcomunità hanno trovato un equilibrio che si regge da più di quarant'anni su un'unica convinzione comune: la natura appartiene solo a se stessa.
La visuale dall'amaca mi permette di scrutare con perizia la baia da est a ovest, posso osservare le onde cercando di capire quale sia il punto esatto dove le correnti si separano, aprendo un varco tra i vortici di acqua alti tre metri. Con un unico slancio continuo mi alzo in piedi sfilandomi il vestito in cotone chiaro e lasciandolo cadere sulla sabbia bollente. Corro tenendo lo sguardo fisso sul punto all'orizzonte, i piedi bruciano come sui carboni ardenti. Schivo di striscio due turisti che si baciano, “non si può forzare quello che non c'è”. Salto il tronco in legno corroso dalla salsedine e dal sole cocente, “anche i fallimenti restano lì a dirti che devi andare avanti”. Incontro l'acqua tiepida e dura dal sale. La corsa rallenta, la pressione mi strattona indietro, arranco con le braccia, le onde mi prendono a schiaffi, ribalto su me stessa in due capriole senza riuscire a trovare il punto di uscita per respirare, i capelli in faccia, afferro il costume arrotolato tentando di rimetterlo al suo posto. Tregua.
Con le onde ti devi adeguare, devi saperle rispettare. Più tenti di domarle, più loro ti ricordano quanto tu sia un essere impotente di fronte all'ineluttabilità della natura. Sta tutto nel trovare il punto giusto e lasciarsi cullare, c'è un momento esatto in cui è necessario immergersi e un altro in cui è tempo di risollevarsi. Se ti ostini, verrai spazzato a riva come un ammasso di alghe puzzolenti.
Chucho è un puntino minuscolo, ad una ventina di metri da me. Si sbraccia ordinandomi di tornare, dev'essersi deciso ad abbandonare le riparazioni per andare a raccogliere i manghi alla posada. Calcolo rapidamente la frequenza delle onde e mi lascio trasportare a riva, alternando bracciate energiche, al totale abbandono muscolare, assecondando le correnti.
- Niña , sta arrivando una tormenta. Prendi un paio di cassette vuote, dobbiamo andare subito, o domani saranno tutti distrutti dalla pioggia.
- Sono molti?
- Almeno una ventina di chili, dovrai fare la tua marmellata.
Sogghigna, mentre il mio sguardo si alza verso il cielo accompagnato da una sbuffata di noia. Non mi piace il mango, né per sapore, né per consistenza, ma lui trova divertente obbligarmi a superare i miei limiti. Cerco di estrarre le cassette da frutta dal cumulo di cianfrusaglie ammassate sopra, riponendo tutto in un ordine un po' meno casuale. Il caldo rende complicato qualsiasi movimento e la sensazione di soffocamento porta la mia pazienza a livelli minimi. Faccio delle pause, passandomi sulla fronte l'orlo del vestito umido.
- Chucho, tu credi che tutto passi?
Ride e mi osserva maneggiare senza avere alcuna intenzione di aiutarmi.
- Ay niña, se tutto passasse senza lasciare segni saremmo solo degli imbecilli. Tutto resta e cambia.
- E quanto tempo ci vuole? Mettiamo caso che io volessi cambiare qualcosa subito, qualcosa che non mi fare stare bene, potrei non pensarci?
- Chiaro che no! - Ride ancora. - Al contrario bambina, tutto al contrario. Per far cambiare le cose bisogna avere la forza di afferrarle dal lato in cui ci disturbano, altrimenti le stai soltanto spingendo lontano e loro torneranno a riva ogni volta che si muoverà la corrente, esattamente come le alghe puzzolenti dei Caraibi.
Un boato interrompe bruscamente la nostra conversazione, in pochi minuti il cielo terso si è fatto buio, coperto da dense nuvole nere. Chucho lancia le cassette da frutta vuote sulla catasta che avevo appena finito di riordinare.
- Ay, niente manghi per oggi! Forza niña, aiutami a serrare le imposte prima che si alzi il vento. E va a prendere il rum, arrivano i pirati!