Oltre la finestra
L’altro ieri
“Questa è la cosa peggiore. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare.”
Chiudi il libro, la stagione delle giacche di pelle entra nella stanza e d’improvviso non è poi così piccola. La finestra dà su un balcone mai vissuto prima ma ora divenuto un tunnel per fuggire, entra abbastanza luce da dare forma a ciò che c’è all’interno e sai che non è così scontato. Ti senti bene nel poter vedere le sfumature del cielo in diretta dal cuscino. Frequenti una vecchia libreria piena di figurine Panini di tanti anni fa, mentre due bambini passano le giornate a chiamarsi dai balconi e a farsi i dispetti nonostante la distanza. Alla fine di tutto questo non si sopporteranno più ma non si dimenticheranno mai. Una lucetta contro le zanzare non lascia che sia mai del tutto buio, in compenso fulmina nella notte sfidando le bottiglie di plastica nella corsa agli infarti. Pochi libri e foglietti appesi e locandine di film e concerti colorano con nostalgia la scrivania, sulla quale si impone una timida collezione di birre IPA. Su un balcone oltre la strada c’è uno striscione con scritto Socialismo o Muerte, opera di un energico urlatore seriale, la rabbia copre le parole ma ogni tanto una collega gli risponde e parte il dibattito. Alla fine di tutto questo saranno amici ma si saranno dimenticati ogni cosa.
“Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, ma chi li ha?”
Ieri
“È tutto sbagliato. Noi non dovremmo nemmeno essere qui. Ma ci siamo. È come nelle grandi storie. Quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericoli, e a volte non volevi sapere il finale. Perché come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare com'era dopo che erano successe tante cose brutte?”
È tarda notte, inizi il film e riesci a vederlo tutto senza addormentarti. Tu, che ti addormenti sui divani delle case appena ci si mette davanti a uno schermo. Sono le quattro, un orario che oscilla tra l’essere notte e l’essere mattina. Se vai a dormire è notte, se invece ti svegli è mattina. Mettiamola così. Nei primi attimi successivi all’esserti addormentato ti svegli di scatto, succede ogni volta, per vari motivi. Ultimante il motivo consiste nel non capire dove ci si trova. Chiudi gli occhi, li apri di colpo e ti ritrovi perso, è tutto buio ma ti chiedi come mai stando girati da questo lato non hai una parete di fronte o robe così; poi ritrovi il senso dell’orientamento, individui la stanza, fai una veloce mappatura e ti calmi. Non ti crea tanti problemi star solo, ma star solo senza esserlo davvero sì. Sei solo ma non libero. E allora cosa rimane? È questa la cosa peggiore, vorresti esserlo sul serio e sentirti a tuo agio nelle piccole cose, non per finta con solo i lati negativi ad accentuare il vuoto di ogni momento.
Qui la citazione sarebbe facile ma non la farò. La solitudine non è mai grave quanto la mancanza di libertà, fisica, emotiva, quotidiana. Fuori cantano Bella Ciao, gli uccellini cinguettano, Murakami è ormai come ogni altro autore, inizi a sentire caldo anche in tenuta estiva.
“Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che significavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire il perché. Adesso so. Le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l'hanno fatto. Andavano avanti, perché loro erano aggrappate a qualcosa.”
Oggi
Non apri nessun libro, non inizi nessun film, hai gli occhi stanchi. A cosa sei aggrappato?